2014-10-30 13:20:00

28,4% italiani a rischio povertà o esclusione sociale


Nel 2013 il 28,4% della popolazione italiana è a rischio di povertà o esclusione sociale. Lo ha rilevato l’Istat nel suo report annuale su reddito e condizioni di vita degli italiani.

L'indicatore, basato sulla definizione adottata nell'ambito della strategia Europa 2020 - riferisce l'AdnKronos - deriva dalla combinazione del rischio di povertà, della grave deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro e corrisponde alla quota di popolazione che sperimenta almeno una di queste condizioni.

Rispetto al 2012, l'indicatore è diminuito dell'1,5%, a seguito della diminuzione della quota di persone in famiglie gravemente deprivate (dal 14,5% al 12,4%). Stabile la quota di persone in famiglie a rischio di povertà (19,1%) mentre è in leggero aumento quella di chi vive in famiglie a bassa intensità lavorativa (dal 10,3% all'11,0%). 

Il rischio di povertà o esclusione sociale ha mostrato la diminuzione più accentuata al Centro e al Nord (-7,7% e -5,9% rispettivamente), mentre nel Mezzogiorno, dove si è registrata una diminuzione del 3,7%, il valore si è attestato al 46,2% (più che doppio rispetto al resto del Paese). 

Oltre che nel Sud e nelle Isole, valori elevati dell'indicatore si sono avuti tra le famiglie numerose (39,8%), con un solo percettore (46,1%), con fonte di reddito principale proveniente da pensione o altri trasferimenti (34,9%) e tra quelle con altri redditi non provenienti da attività lavorativa (56,5%). E' inoltre più elevato - ha rilevato l’Istat - tra le famiglie con reddito principale da lavoro autonomo (30,3%) rispetto a quelle con reddito da lavoro dipendente (22,3%). 

Rispetto al 2012, il rischio di povertà o esclusione sociale è diminuito tra gli anziani soli (dal 38,0% al 32,2%), i mono-genitori (dal 41,7% al 38,3%), le coppie con un figlio (dal 24,3% al 21,7%), tra le famiglie con un minore (dal 29,1% al 26,8%) o con un anziano (dal 32.3% al 28,9%). Tra le famiglie con tre o più figli si è osservato, invece, un peggioramento: dal 39,8% si sale al 43,7%, a seguito dell'aumento del rischio di povertà (dal 32,2% al 35,1%). (R.P.)








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