2014-10-28 15:38:00

Comunità Giovanni XXIII: contro la tratta agire sulla domanda


Si è tenuto stamani presso la Camera dei deputati a Roma un Seminario sulla tratta degli esseri umani a fini di sfruttamento sessuale, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Obiettivo del Convegno analizzare le soluzioni, già sperimentate con successo in altri paesi europei, per contrastare il fenomeno agendo anzitutto sul fronte della domanda, i cosiddetti clienti e offrire l’esperienza maturata nel contrasto alla prostituzione dalla Comunità stessa. Al Seminario sono intervenuti tra gli altri Vittoria Luda di Cortemiglia, dell’United Nation Interregional Crime and Justice Research Institute, alcuni parlamentari italiani e Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Papa Giovanni XXIII. Irene Ciambezi, operatrice della Comunità ha parlato di un aspetto di solito ignorato e cioè che cosa vive una donna vittima di sfruttamento sessuale. Adriana Masotti l’ha intervistata:

R. – Gli psicologi che collaborano con la nostra Associazione e l’esperienza della comunità Papa Giovanni ci fanno dire che nella donna che si prostituisce avviene un vero e proprio annientamento della propria identità. Ogni donna è costretta a mettersi una maschera e a costruire una nuova identità, quella della donna prostituta che vende il proprio corpo e che per fare questo deve vivere l’esperienza di una vera e propria alienazione. Diceva don Oreste: “Nessuna donna nasce prostituta”:

D.  – In Italia, il Dipartimento Pari opportunità sta lavorando alla redazione di un Piano Nazionale Anti-tratta. Che cosa potrete suggerire in base alla vostra esperienza?

R. – Con il Dipartimento per le Pari Opportunità, da diversi mesi, stiamo cercando di portare avanti un percorso di dialogo. E l’aspetto che a me preme di più è che siano introdotte misure per scoraggiare la domanda, perché se non si lavora proprio sulla figura del cliente come sfruttatore, così come i trafficanti, non si riuscirà mai a ridurre il fenomeno della prostituzione.

D. – Quindi, un insieme di sanzioni o qualcosa che vada oltre?

R. – Noi vorremmo che fosse introdotto il reato di acquisto di prestazioni sessuali a pagamento. Questo modello a cui ci rifacciamo è il modello nordico, quindi leggi che già ci sono in Svezia, in Norvegia, per esempio, modello che ha dato ottimi risultati, non solo con la riduzione del fenomeno della prostituzione, ma anche con il cambiamento di una cultura all’interno del Paese, in cui non è più centrale il dominio dell’uomo sulla donna. La donna non può essere considerata oggetto, non può essere considerata merce di scambio.

D.  – Anche se in alcuni Paesi, proprio nel nord Europa, ci sono i quartieri a luci rosse…

R. – Certamente, conosciamo l’esperienza dell’Olanda e anche della Germania. Però, questa mattina citavo proprio la testimonianza coraggiosa di psicologi e psicoterapeuti tedeschi: mi riferisco alla sofferenza, al vissuto traumatico delle donne, e quindi all’appello degli psicoterapeuti ad intervenire anche in questi Paesi dell’Europa con una politica che colpisca la domanda, che colpisca il cliente, perché esercita sempre un’azione di potere sulla donna, rendendola schiava.

D. – La comunità Papa Giovanni XXIII tiene strettamente collegato il fenomeno della tratta con quello della prostituzione. Però sappiamo che ci sono donne che si prostituiscono per guadagnare velocemente tanti soldi…

R.  – Per quanto riguarda la nostra esperienza sia in strada che anche in esperienze di accoglienza di donne prostitute in appartamento o nei night, la donna è sempre, sempre, vittima di violenza. Dico questo perché sicuramente tanti dicono che sarebbe opportuno riaprire le case chiuse: se andassero a leggere le lettere delle donne prostituite rivolte alla senatrice Lina Merlin, vedrebbero come anche all’interno degli antichi bordelli, in realtà c’era sempre una forma di sfruttamento da parte di una "maitresse" e anche di clienti che cercavano di utilizzare il corpo della donna come merce. Questo aspetto non nasce mai da una libertà della donna, perché nessuna donna venderebbe mai il suo corpo. La situazione di rischio e di vulnerabilità è altissima.








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