2014-10-26 10:20:00

Università di Perugia: conferenze su dialogo interreligioso


Le situazioni di crisi internazionale e le iniziative di dialogo che interpellano religioni e culture del nostro tempo. Questo al centro di una serie di conferenze in corso all’Università per stranieri di Perugia. Protagonista anche la Comunità di S. Egidio con il presidente Marco Impagliazzo. Gabriella Ceraso gli ha chiesto come immaginare il futuro in uno scenario internazionale cosi difficile, specie in area mediorientale:

R. – Io vedo un futuro, innanzitutto, in quanto cristiano, perché sono sempre mosso e orientato dalla speranza; ma, anche perché, a partire dal 1986 - quando Giovanni Paolo II convocò ad Assisi i leader delle religioni mondiali, per pregare per la pace – c’è stato realmente un cambiamento: le religioni, molte personalità e leader, si sono uniti sempre di più per portare avanti un discorso di pace e togliere qualsiasi motivazione religiosa all’uso della violenza.

D. – Interpellare le religioni e le culture, chiamarle a confrontarsi. È questa la cosa più urgente in queste ore, in cui il mondo parla di Stato Islamico e parla di califfato?

R. – Sì, nel senso che – come dice Papa Francesco - noi siamo in una condizione di Terza Guerra Mondiale, se pure a pezzi e dobbiamo unire veramente tutte le forze: le società contemporanee sono società in cui si vive insieme, penso soprattutto al Nord del mondo ma non solo, perché oggi le migrazioni sono anche verso il Sud del mondo e si vive tra diversi. Quindi, o si lavora per un’unità, oppure realmente questa condizione di guerra sarà perenne. Religioni e culture sono sfidate nella loro essenza, nel loro dna per tirare fuori tutto ciò che c’è di pacifico in loro e per diffonderlo nel mondo.

D. – Quale sarà la cultura del futuro, se funzionerà questo dialogo...

R. – Bisogna avere la capacità di entrare in dialogo per portare avanti il bene comune...

D. – Il Pontificato di papa Francesco, in questo contesto, come sta aiutando l’uomo di oggi?

R. – Ci aiuta sempre ad uscire, cioè a non chiuderci in noi stessi. Nel tempo della globalizzazione, in cui siamo in contatto con tutto il mondo, c’è però una parte negativa, quella della chiusura dell’uomo e della donna in loro stessi, nelle proprie culture ristrette, per paura di un mondo più grande. La domanda di uscire da se stessi, che il Papa ci pone, è la grande domanda per non avere paura dell’alto, anzi per andargli incontro in maniera amichevole e sincera.








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