2014-10-26 10:24:00

Famiglie in difesa della scuola attaccata da ideologie gender


“Le famiglie devono essere attente e difendersi dalle ideologie”. Così il giornalista e scrittore Mario Adinolfi interviene sui contenuti dell’opuscolo di Amnesty International “Scuole Attive contro l’omofobia e la transfobia”. Il testo, pensato per la scuola italiana, che contiene una guida specifica per docenti, secondo Adinolfi, piega il concetto stesso di diritto umano, all’ideologia del gender. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:

R. - Il primo concetto che esprime è: non esiste alcun legame tra sesso e genere, cioè siamo dentro all’ormai arcinota ideologia del gender. L’altro passaggio, a mio avviso estremamente preoccupante, che la guida di Amnesty International afferma è che i diritti delle persone Lgbt, tra cui matrimonio e adozione di minori, sono diritti umani. Queste sono affermazioni stampate nero su bianco nella guida. Quindi chi è contrario, ad esempio, al matrimonio omosessuale, è dunque contro un diritto umano ed è dunque omofobico.

D. - Ricordiamo che cosa vuol dire la parola omofobia…

R. - Omofobia e transfobia ormai sono parole di una neolingua: vorrebbe dire avere paura, in termini propri avere un fastidio e una sensazione negativa nei confronti dell’omosessuale. Questa è la traduzione - diciamo - della parola omofobia. Ovviamente le persone che sono contrarie al matrimonio omosessuale, nella stragrande maggioranza dei casi non hanno alcun problema con l’omosessualità, non hanno alcuna forma di astio nei confronti delle persone omosessuali: semplicemente sono contrari - come io sono contrario - ad una organizzazione della società che preveda il matrimonio omosessuale e le sue dirette conseguenze. Questo vuol dire che io sono omofobo? Secondo l’opuscolo di Amnesty International e secondo il progetto di Amnesty International - che non è isolato tra l’altro all’interno della scuola italiana - la risposta a questo quesito è sì.

D. - Il manuale di Amnesty International comunque si inserisce nelle linee guida per la scuola, varate dal Governo Monti…

R. - Sono in atto una serie di passaggi, dal 2012 ad oggi - quindi due anni di attività - che hanno avuto origine dai noti libretti dell’Unar, in cui si tentava di stravolgere persino gli impianti delle fiabe o dei problemi che le insegnati danno da risolvere ai bambini delle elementari: bisognava dire che papà e papà vanno a comprare sette lattine di te a due euro l’una ... La modifica è stata già tentata…

D. - Quei libretti poi sono stati ritirati…

R. – Certo e questo è il passaggio più importante: se si risponde con consapevolezza e se i papà e le mamme agiscono e non delegano e soprattutto non accettano la delega alle associazioni Lgbt, che devono andare a spiegare che cosa è l’omofobia: Lgbt sta per lesbiche, gay, bisessuali, transessuali. Mi chiedo: possono essere le associazioni delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali, dei transessuali ad andare a spiegare cos’è l’omofobia? Ovvero a chi deve propagandare il matrimonio gay, gli facciamo dire che se si è contro il matrimonio gay si è omofobo.  Veramente occhi aperti, perché siamo dentro un’emergenza reale e culturale e questa emergenza la pagano interamente i nostri figli.

D. – Seguendo queste linee Lgbt nella scuola italiana vengono proposti corsi, ad esempio, sull’educazione all’affettività, o alla sessualità…

R. - Certo. C’è anche il corso contro il bullismo, che ormai nella scuola italiana è solo bullismo omofobico. Ragioniamo sul bullismo; facciamo discussioni sull’accettazione della diversità, come è ovvio… Ma attenzione: il bullismo non è solo omofobia! I genitori devono sapere che dietro questi corsi, che ogni tanto vengono proposti, ci possono essere questioni delicate che vanno affrontate con grande coscienza; dunque, i genitori devono stare con gli occhi aperti, dovrebbero possibilmente farsi carico - quando è possibile - anche del ruolo di rappresentanti di classe nella propria realtà scolastica, di interlocuzione costante con i docenti. Sapendo che molto spesso si ha a che fare con docenti più che ragionevoli. Allora attenzione al linguaggio: il linguaggio è un elemento nodale. Attraverso questa neolingua si cerca di far passare qualcosa che è assolutamente fuori dalla razionalità delle cose. Quando magari vi sottopongono il modulo con sopra scritto “genitore 1” e “genitore 2”, tirate una riga e scrivete “madre” e tirate un’altra riga e scrivete “padre”.

D. - Perché è così difficile affrontare questi temi con una certa serenità? E’ di pochi giorni fa l’assalto nei confronti delle Sentinelle in piedi che pacificamente manifestavano il loro dissenso per quella che viene definita la “Legge Scalfarotto”…

R. - Molto faticoso perché c’è una inversione della realtà. Una protesta che viene fatta in piedi, con un libro, leggendo, in maniera silenziosa per un’ora è stata descritta come una protesta violenta… E’ ovviamente incredibile! E’ una inversione della verità, un ribaltamento assoluto del meccanismo logico: le vittime sono state descritte come carnefici. Da questo punto di vista io credo che dobbiamo fare uno sforzo in più tutti per dire con le parole giuste e rispettose dell’incontro con l’altro e con l’opinione dell’altro, ma parole giuste anche per affermare posizioni serie, rigorose, logiche. Ricordiamo sempre che quando noi diciamo “il matrimonio è fondato sull’unione tra un uomo e una donna” stiamo parlando e difendendo lo spirito alla lettera della Costituzione Italiana e delle leggi italiane.

D. - Il 13 gennaio lei darà vita ad un quotidiano: la testata si chiamerà “La Croce”. Come nasce questa sfida? Perché?

R. - Verranno trattati i temi che abbiamo affrontato prima: omofobia, transfobia, matrimonio omosessuale, ma anche utero in affitto, eutanasia, aborto; temi che, a mio avviso, sono diventati centrali. Nel dibattito italiano di questo momento credo serva una voce “libera”, capace di alzare - dal punto di vista proprio della parola scritta - una qualche dimensione dialettica nei confronti di coloro che ci spiegano, ogni giorno, che è invece inevitabile andare verso un orizzonte in cui le persone “ridiventano cose”. Noi abbiamo voglia di fare il controcanto. “La Croce” perché è segno in cui l’umanità dolente si specchia, ma si specchia avendo dentro la speranza di una resurrezione.








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