2014-10-23 11:45:00

Nigeria: Misna, altre 60 ragazze rapite da Boko Haram


Ancora violenze degli islamisti di Boko Haram in Nigeria, nonostante un cessate il fuoco tra miliziani e governo di Abuja annunciato la scorsa settimana. Secondo quanto rivelato dall’agenzia missionaria Misna, sono almeno 60 le ragazze rapite dagli estremisti nella regione nord orientale di Adamawa, un’area da circa due mesi sotto il controllo dei ribelli. Nelle stesse ore una forte esplosione ha distrutto una stazione di autobus ad Azare, nello Stato di Bauchi, provocando 5 vittime. Degli ultimi attacchi di Boko Haram, Giada Aquilino ha parlato col direttore dell’agenzia Misna, padre Carmine Curci:

R. – Quello che abbiamo saputo è che un centinaio di islamisti Boko Haram sono entrati in un villaggio nella zona di Adamawa: erano fortemente armati e hanno cominciato a sparare e a bruciare case e negozi, uccidendo anche due persone. Un’ulteriore conferma, quindi, che le trattative che si stanno tenendo in Ciad, per la liberazione delle ragazze - rapite precedentemente dai miliziani - in realtà non hanno portato ancora dei risultati concreti. Secondo i nostri calcoli, negli ultimi sei mesi, sono state rapite 360 persone, tra ragazzi e ragazze. Il gruppo più grande è quello delle 200 ragazze di Chibok, sequestrate nell’aprile scorso.

D. – A che punto sono, quindi, le trattative in corso in Ciad?

R. – Ci sono alcuni elementi che ci lasciano perplessi. Innanzitutto, di quale gruppo di Boko Haram si parla? Nel senso che Boko Haram si sta dividendo in tanti gruppi e molti di questi sono legati a bande locali. Secondo elemento: non è arrivata alcuna dichiarazione del leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, a proposito di queste trattative e di un cessate-il-fuoco. Il terzo elemento è che il governo di Abuja, soprattutto il presidente, sta usando questi colloqui per fini politici: non dobbiamo dimenticare che il prossimo anno ci saranno le elezioni presidenziali e Goodluck Jonathan vuole ricandidarsi ancora una volta.

D. – Al di là delle divisioni interne, i Boko Haram a cosa puntano?

R. – Innanzitutto, al controllo del territorio nel nord della Nigeria. Nella zona dove sono state rapite le 60 ragazze, infatti, già da due mesi questi Boko Haram controllavano l’area. Cosa significa tutto ciò? Noi dobbiamo tenere presente come si mantiene e come si finanzia Boko Haram, cioè con i sequestri, con la tassa che la gente deve pagare e con il bestiame, che ruba e poi rivende. Da fonti locali abbiamo inoltre saputo che stanno sempre più arrivando ad armi sofisticate: il punto di partenza di queste armi è la Libia, poi passano per il Ciad, arrivano in Nigeria e stanno sconfinando anche in Camerun.

D. – Le violenze dei Boko Haram hanno colpito, nelle ultime ore, anche una stazione degli autobus, ma pure - negli ultimi mesi – chiese e luoghi di culto. Ci possono essere dei collegamenti con l’estremismo islamico all’estero?

R. – Sappiamo che ci sono dei contatti con il gruppo estremista al-Shabaab della Somalia e con quelli del Mali. Boko Haram è un gruppo che sempre più si sta allargando. Però non ci risultano, a parte il Camerun, spostamenti oltre la zona del Sahel. E’ evidente comunque che Boko Haram, come nell’ultimo attacco nello Stato di Bauchi, stia sempre più rafforzando la sua posizione, usando la forza e la potenza di fuoco.








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