2014-10-16 16:08:00

Torino, Mons. Nosiglia:"La città soffre la partenza di Fiat. Mirafiori deve ripartire"


Dal secolo scorso la storia della città di Torino è legata alla Fiat. Il vecchio marchio della 'Fabbrica Italiana Automobili Torino', da qualche giorno non si trova più sulla sede del Lingotto. Al suo posto, sventola una bandiera con la nuova sigla Fca, 'Fiat, Chrysler, Automobiles', che segna un nuovo corso nel rapporto del capoluogo piemontese con la fabbrica, ormai, italo-americana. Ma quali conseguenze potrà avere questo cambiamento nella vita sociale della città e del Piemonte, già interessati da una profonda crisi economica ed occupazionale? Luca Collodi lo ha chiesto a mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino.
 
 
R. – Credo che lo sviluppo di un’azienda importante come la Fiat, il coraggio di scommettere su vie nuove e l’intraprendenza del suo staff dirigenziale, abbiano condotto un risultato riconosciuto necessario, del resto, per garantire il futuro di questa azienda. Fiat ha sempre significato Torino e in tutto il mondo Torino ha significato per tantissimi Fiat: un legame strettissimo.

D. – Mons. Nosiglia, che ricadute sociali ci sono su Torino?

R. – Sì è detto che la nuova società sarà una opportunità e una risorsa per Torino. Io spero che la città possa realmente usufruire di vantaggi concreti, non solo di immagine ma anche di sostanza, ritornando a dare lavoro a tanti che sono oggi in gravissime difficoltà. La Fiat è orgogliosa,  giustamente, del nuovo sito di Grugliasco, dove si costruisce la Maserati, che poi ha rilanciato anche il marchio Fiat e la sua presenza in tanti Paesi del mondo. Il mio pensiero, però,  e la mia preoccupazione – che non mi stanco mai di richiamare in tutte le sedi – è la situazione di Mirafiori. Mirafiori è uno storico stabilimento della Fiat, che da quando sono arrivato a Torino è in crisi. La maggior parte dei suoi operai, da anni, sono in cassa integrazione ed attendono che si avvii, come è stato più volte promesso, quel ciclo di lavorazione nuova, che risponda alle esigenze dell’attuale mercato mondiale dell’automobile. Mi pare che in questi giorni ci sia qualcosa di nuovo: pare che si stia muovendo qualcosa: la possibilità di riprendere la produzione a Mirafiori.

D. – Delocalizzare un'azienda, secondo lei, pone dei limiti etici e umani ?

R. – A volte, può essere anche giustificabile. Tutto sommato nel nostro Paese la burocrazia, il fisco, le pastoie che appesantiscono spesso una fabbrica sono numerose. Questo impedisce un po’ lo sviluppo compatibile con le proprie risorse e conduce a cercare all’estero ambienti più favorevoli. Tuttavia - al di là del fatto che spesso questa scelta non risulta poi alla lunga vincente - delocalizzare un'impresa, a mio avviso, disattende un valore fondamentale, che è quello del radicamento nel territorio di origine o di sviluppo con cui si è stabilito, magari per tanti anni, un rapporto tra l’impresa e la realtà concreta della gente, delle famiglie, della cultura, del sociale di quel territorio. La Dottrina sociale della Chiesa insiste sulla responsabilità anche sociale dell’impresa: questo è un principio sacrosanto. Puntare ad un giusto profitto va bene, ma un giusto profitto che valorizzi il capitale umano! Il primo capitale è questo, da valorizzare e da promuovere.

D. – Mons. Nosiglia, Torino, in una situazione di crisi sociale, prepara per l'anno prossimo una nuova Ostensione della Sacra Sindone…

R. – Sì. Vogliamo che l'Ostensione della Sindone si caratterizzi molto su quel detto che don Bosco ci ha lasciato: “Educhiamo, formiamo i giovani, i giovani in particolare, ma non solo i giovani, tutti, ad essere buoni cristiani e onesti cittadini”. La visita di Papa Francesco e la sua presenza sono certo che ridarà voce e slancio a questa città che ha bisogno di essere amata, che ha bisogno di segni di speranza… E non solo la città, ma anche la Regione, realtà che sono molto care al Papa per le sue radici che sono di questa terra. Ci spronerà a riconoscere le grandi risorse spirituali e di solidale impegno verso gli ultimi, che hanno segnato la storia di questa terra; ci spronerà a guardare a tutto questo non solo come qualcosa del passato, ma come un volano che ci permette di guardare al futuro. 








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