2014-10-16 14:15:00

Scontri a Bengasi tra filo-governativi e gruppi jihadisti


In Libia “continuano gli scontri a Bengasi, anche se con minore intensità rispetto a ieri”. Lo riferisce all’agenzia Fides mons. Sylvester Carmel Magro, vicario apostolico della città, che da settimane è teatro di violenze tra gruppi islamisti e le forze filo-governative sotto il comando dell’ex generale Hftar. Una situazione delicata, che si inserisce nel quadro generale di instabilità politica della Libia, un Paese attualmente diviso, con due governi, due parlamenti, e sotto la pressione jihadista. Elvira Ragosta ne ha parlato con Gabriele Iacovino, del Centro Studi internazionali:

R. – La situazione è così magmatica che in questo momento non si riesce neanche a capire quale sia la reale forza di Haftar e la reale forza delle milizie che lo seguono. La situazione è di forte instabilità, perché la frattura all’interno del Paese è sempre più profonda tra i due macroschieramenti, da una parte le milizie più laiche e dall’altra quelle di ispirazione islamista. Questa divisione sta mettendo a dura prova la tenuta del Paese, un Paese che di fatto è ormai diviso in due e dove le stesse istituzioni libiche hanno una scarsissima rappresentatività: di fatto stiamo parlando comunque di un Paese in cui vi sono due governi, uno a Tripoli e l’altro a Tobruk. Questo comporta delle difficoltà inevitabilmente anche per la Comunità internazionale, perché non vi è un soggetto forte con cui parlare per cercare di mettere in atto un processo di stabilizzazione del Paese.

D. – Il pericolo dell’espansione in Libia del Califfato islamico sembra concretizzarsi con un network di ispirazione jihadista…

R. – Sì, si può parlare di un network forte, che in questo momento vive in questo buco nero che è diventata la Libia e trova in Libia uno spazio di azione abbastanza ampio dove rafforzarsi. Per tutti i gruppi jihadisti quello che era una volta al-Qaeda, non solo come gruppo ispiratore, ma anche network di finanziamento e per assoldare nuove leve, sta sempre più diventando lo Stato Islamico.

D. – Come vivono gli Stati confinanti questa instabilità libica e le minacce che da essa derivano?

R. – Con molta preoccupazione, perché un Paese come la Libia - con le numerose risorse energetiche e finanziarie - così instabile diventa un retroterra sfruttabile da parte di questi gruppi che, di fatto, si muovono all’interno di tutta l’area del Sahel, ma trovano in Libia spazio di azione. Questo accresce la minaccia terroristica per i Paesi vicini, ma inevitabilmente potrebbe accrescere anche la minaccia per la stessa Europa.








All the contents on this site are copyrighted ©.