2014-10-16 13:57:00

La morte del filosofo Giovanni Reale


Si è spento ieri il filosofo Giovanni Reale, uno dei maggiori interpreti del pensiero antico, studioso di Platone di fama internazionale. Aveva 83 anni. L'annuncio della scomparsa, avvenuta nella sua casa di Luino (Varese). Nato a Candia Lomellina (Pavia) il 15 aprile 1931, era professore emerito dell'Università Cattolica di Milano, dove è stato a lungo ordinario di storia della filosofia antica, e dove ha anche fondato il Centro di Ricerche di Metafisica, luogo in cui si sono formati la maggior parte dei suoi allievi. Dal 2005 era passato a insegnare alla nuova facoltà di Filosofia del San Raffaele di Milano presso la quale aveva avviato il Centro Internazionale di Ricerche su Platone e sulle radici platoniche del pensiero e della civiltà occidentale. È autore di fondamentali contributi sui filosofi presocratici, Socrate, Platone, Aristotele, Seneca, Plotino e di una monumentale "Storia della filosofia greca e romana" (Bompiani 2004) in dieci volumi. Le sue opere sono tradotte in 13 lingue. Ha coordinato la traduzione completa dell'opera platonica, ora edita da Bompiani. Sempre per Bompiani con Antiseri ha curato "Storia della filosofia dalle origini ad oggi" in 14 volumi. 

Riascoltiamo la voce del prof. Giovanni Reale in una intervista del 2001, in occasione dell’uscita, per le edizioni Bompiani, del volume "Karol Wojtyla. Tutte le opere letterarie". Antonella Palermo aveva chiesto al prof. Reale, curatore della presentazione del volume, che inaugurava la collana "Il pensiero occidentale", le ragioni per cui la scelta monografica d'avvio fosse ricaduta proprio su Wojtyla:

R. - Ci si è dimenticati che l’uomo pensa in molti modi. Almeno in tre modi si arriva alla verità: con la filosofia, cioè pensando e ragionando; ma sia arriva alla verità con la bellezza, con la poesia che è un modo di pensare per immagini, per miti e, in ultimo con la fede che ha un valore conoscitivo come oggi si comincia a capire. Si era dimenticato il bellissimo circolo ermeneutico di Agostino: “Capisco per credere, e credo per capire”. Ecco, in questo circolo del pensiero occidentale sono previsti grandi mistici, perché ricordiamo che, anche il misticismo, è un’esperienza conoscitiva. Wojtyla ha avuto dal buon Dio una particolare fortuna: percorre tutte e tre le vie come poeta e drammaturgo. Ma qui sono rimasto stupefatto nel vedere come conosce le crisi matrimoniali e nella Bottega dell’orefice. Poi la spiegazione viene fuori: adorava, amava moltissimo la confessione e di conseguenza ha fatto un’esperienza del cuore umano che è veramente straordinaria. Aveva veramente in mano il cuore degli uomini.

D. - “Ciò che non è persona non è nulla”, diceva il filosofo Gadamer. È un concetto che attraversa praticamente tutte le opere poetiche di Wojtyla, vero?

R. - Ricordiamo questo: il concetto di uomo è nato solo nel pensiero cristiano. E vorrei ricordare un’altra cosa: se una persona mi chiedesse qual è il testo più bello che ti fa capire la dinamica da cui nasce la persona non ho dubbi: sono le Confessioni, un rapporto continuo dell’io con il tu, in questo caso l’”io” di Agostino e il “tu” di Dio persona. Ecco allora il nesso strutturale dell’uomo con Dio personale fa nascere il concetto di persona: togli il concetto di Dio, togli il concetto di persona.

D. - La fede in Karol Wojtyla è stata un’esperienza molto precoce …

R. - Sono stato in Polonia perché ho avuto la grande soddisfazione e commozione di ricevere una laurea honoris causa a Lublino, proprio alla sua Università. E lì ho visto cos’è l’intagliatore: un artigiano, artista, che scolpisce nel legno figure di Cristo. Ce n’è una tipica che viene riprodotta in tutti i modi: i Santi. Ebbene, questa opera giovanile mi ha colpito moltissimo perché, rivolgendosi a Dio, Wojtyla dice esattamente questo: “Tu sei il più stupendo onnipotente intagliatore di Santi”. Aveva 19 anni! Aveva già detto in modo chiarissimo “Tu mi hai intagliato”.

D. – Ecco, come semplice lettore, quale messaggio dell’opera di Wojtyla conserva la colpisce particolarmente?

R. - L’amore. Le leggo tre versi: “Lasciati plasmare dall’amore, conosco soprattutto una forza che mi vince, mi vince intensamente quell’amore”. E  questo: “L’amore mi ha spiegato ogni cosa. L’amore ha risolto tutto per me, perciò ammiro questo amore dovunque questo si trovi”. É un pensiero che mi ricorda quello che è poco conosciuto ma un grande scrittore Gomez D’Avila che, in modo icastico e tagliente, ha espresso in questo pensiero: “La domanda tace solo di fronte all’amore. Perché amore? Ma perché è l’unica domanda possibile. L’amore non è un mistero, ma è il luogo in cui il mistero si dissolve”. E il Papa questo dice esattamente: “L’amore mi ha spiegato ogni cosa”. Ma quanti uomini oggi sanno o pensano questo?








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