2014-10-14 17:13:00

Cessa allerta meteo a Genova. Il geologo: serve la cultura della prevenzione


Genova sotto choc, il primo giorno senza allerta meteo, tenta di risollevarsi tra mille problemi, mentre il presidente italiano Giorgio Napolitano invita alla prevenzione: Il servizio di Dino Frambati da Genova:

Il presidente Giorgio Napolitano è intervenuto su alluvione di Genova e dissesto idrogeologico italiano invitando a prevenzione e preservare il patrimonio forestale, che viene danneggiato da “inerzie locali e lungaggini burocratiche”, ha dichiarato. Intano il presidente ligure Claudio Burlando ha annunciato che domani firmerà il decreto il contratto tra ditta, Regione e Comune per far partire subito i lavori sul Bisagno, assicurando che verrà risarcito chi ha perso tutto. “La colpa è nostra. I genovesi sono disperati e non possiamo sottrarci”, ha detto. Mentre il sindaco Doria ha espresso “sofferenza e dolore” ma, ha detto, “non oso paragonarlo a quello di chi ha avuto danni. Non si può cancellare il dolore e la tristezza per l'accaduto”. Ed ha accusato chi non ha previsto l'evento. Ma nonostante ciò la rabbia in città, dove disagio e devastazione sono evidenti, è molta e commercianti e cittadini scenderanno in piazza giovedì per protesta, nel giorno di lutto cittadino e funerali della vittima dell'alluvione. Stamattina c'è stata poi una movimentata apparizione del leader 5Stelle, Beppe Grillo nelle zone alluvionate, contestato dagli angeli del fango che gli hanno detto: “spala pure tu”. Diciotto parlamentari liguri hanno infine chiesto al Governo la sospensione di imposte nazionali, scadenze oltre moratoria per mutui di commerciali e artigiani alluvionati e cassa in deroga per i dipendenti, in oltre 10 mila a rischio.

E’ rientrata dunque a Genova l’emergenza alluvione, ma ci vorrà tempo per il ritorno alla normalità. Quanto a Parma, che ha subito ieri notte la piena dei propri corsi d’acqua, il sindaco Pizzarotti parla di "città ferita e debole". Danni dovuti al maltempo anche in provincia di Alessandria in Piemonte. E non sono mancati nei giorni scorsi rimbalzi di responsabilità e polemiche che hanno coinvolto anche la Protezione civile. Ma la questione è sempre la stessa cioè la mancata difesa del territorio? Adriana Masotti lo ha chiesto a Michele Orìfici, coordinatore della Commissione Protezione civile del Consiglio Nazionale dei Geologi:


R. - Sicuramente è un aspetto che emerge da quanto sta accadendo in maniera ormai quasi quotidiana. C’è da dire che la difesa del territorio è un aspetto su cui non può assolutamente calare l’attenzione, perché lo abbiamo trattato un po’ male negli ultimi decenni ed oggi paghiamo lo scotto di quanto è stato fatto.

D. - In questi giorni non sono mancate le polemiche che hanno riguardato anche la Protezione civile, in particolare per quanto riguarda Genova, e l’accusa di un rimbalzo di responsabilità. Lei sostiene che in Italia il 70 per cento dei comuni è dotato di un Piano di protezione civile, ma tra questi solo pochissimi informano la popolazione dei contenuti di questo Piano …

R. - Sono veramente tanti, quelli che una volta fatto il Piano, lo tengono chiuso in un cassetto. Il Piano per funzionare deve essere prima di tutto fatto bene; devono essere inserite tutte le situazioni a rischio del territorio, dopo di che il percorso deve essere questo: informare la popolazione, fare delle esercitazioni, istituire dei presidi territoriali nei punti cosiddetti “critici” del territorio. Oggi esistono dei sistemi che consentono in tempo reale di avvisare sia la popolazione, ma soprattutto chi deve gestire l’emergenza. Faccio qualche esempio: nei sottopassi ci sono dei sensori che possono essere applicati - tra l’altro non sono nemmeno particolarmente costosi - che al verificarsi di un innalzamento del livello idrico all’interno del sottopasso - e sappiamo che spesso in questi luoghi muoiono le persone - emanano dei segnali che fanno chiudere delle sbarre, attivare dei semafori o anche inviare degli sms che segnalano il pericolo.

D. - Quindi ci vuole una grande volontà e grande coordinamento tra Protezione civile, Comuni, Regioni …

R. - Siamo tutti redattori di un Piano di protezione civile: c’è una parte scientifica che deve studiare l’evento, poi una operativa che deve essere la struttura comunale - il sindaco è l’autorità di protezione civile che deve essere il primo ad assicurare la salvaguardia della popolazione mettendo in atto tutte le azioni necessarie -, e poi c’è la popolazione che fa parte del Piano di protezione civile in quanto deve essere informata e contribuire con le proprie azioni a far sì che il Piano funzioni in modo perfetto.

D. - La Protezione civile nazionale è molto cambiata in questi ultimi anni passando, direi, dall’assoluto protagonismo ad un profilo forse troppo defilato. Un giornale ha titolato giorni fa: “Aridateci Bertolaso”. Di cosa si tratta? Un problema di soldi, di una diversa strategia …

R. - Sicuramente si è passati da una gestione che prima era quasi del tutto in capo alla Protezione civile, che organizzava anche grandi eventi, ad una più oculata dove si è capito che tutti devono essere protagonisti nell’ottica della prevenzione. Credo che le strategie siano cambiate perché, evidentemente, se qualcosa in passato è accaduto ed ha lasciato il segno, forse si è compreso che bisognava cambiare il sistema, coinvolgendo tutta la catena del sistema di protezione civile. Le posso dire, da ordine professionale, che solo negli ultimi anni gli ordini vengono coinvolti in questa catena, tant’ è che stiamo attuando una serie di corsi di formazione proprio per preparare i professionisti - nel nostro caso i geologi - a supportare al meglio l’attività di protezione civile sia nell’emergenze che nell’attività di protezione. Credo sinceramente che ci sia una maggiore sinergia nelle azioni. Spendo una parola anche per il volontariato che veramente in Italia è una grande risorsa: a questa gente che mette da parte il lavoro, la famiglia per dedicarsi agli altri, va un grande plauso.








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