2014-10-11 09:28:00

Libro su viaggi Paolo VI. Bernardelli: scelta innovativa e profetica


In occasione della Beatificazione di Papa Montini, il prossimo 19 ottobre, la casa editrice Emi ha pubblicato il volume “Paolo VI. Destinazione mondo”. Un libro che ripercorre i nove viaggi del futuro Beato, una delle grandi innovazioni del Pontificato montiniano. Alessandro Gisotti ha chiesto a Giorgio Bernardelli – autore del libro assieme a Lorenzo Rosoli – di soffermarsi sull’importanza di questi viaggi nella vita della Chiesa:

R. - Riscoprire questo volto del Pontificato di Montini, che curiosamente è rimasto un po’ dimenticato con il passare del tempo o meglio si ricordano sostanzialmente due viaggi di Montini: quello in Terra Santa, di cui Papa Francesco ha appena fatto memoria, e il discorso all’Onu del 1965. Il punto è che Montini di viaggi apostolici ne fece ben nove, tra il 1964 e il 1970; e fu già lui un Pontefice che toccò tutti e cinque i continenti, dando davvero a questo volto della Chiesa del Concilio anche quella che oggi diremmo l’immagine di una "Chiesa in uscita" anche fisicamente. Noi oggi siamo abituati ai viaggi del Papa come a un qualcosa di normale nel Ministero del Successore di Pietro, ma dobbiamo ricordare che, appunto, fino all’avvento di Paolo VI questa cosa normale non era affatto! Fu proprio lui a volere che questa forma di esercizio del Ministero Petrino non fosse più solo un modo per convocare a Roma le genti, ma anche per andare a visitarle personalmente.

D. - In un qualche modo, Paolo VI riprende i viaggi dell’Apostolo Paolo …

R. - Assolutamente sì. E’ importante ricordare che forse ancora più innovativo del viaggio del Papa in Terra Santa, e forse il viaggio veramente più rivoluzionario, fu il secondo: quello che portò Montini a Bombay, in India. La vera scelta fu proprio quella, nel dicembre del ’64, di mettersi in viaggio per andare in un Paese, tra l’altro l’India, dove i cristiani erano un piccolo gregge nel cuore dell’Asia, con tutto quello che l’Asia - e l’India in particolare - significava negli anni Sessanta. Montini si lasciò guidare fortemente dai gesti, dalla volontà di rendere questi viaggi qualcosa di simbolicamente molto significativo. Il viaggio a Bombay si ricorda per la sua visita nelle baraccopoli.

D. - Qual è stata anche l’influenza di questi viaggi di Paolo VI su quelli dei Pontefici successivi?

R. - L’influenza è stata grandissima: ha assolutamente aperto una strada. Ma già Paolo VI aveva chiarissimo il fatto che stava aprendo una strada. Quando Montini tornò da Gerusalemme una delle confidenze che fece ai suoi collaboratori è stata: “Vedrete ora come viaggerà il mio successore!”. E aveva visto giusto. Di ritorno da Bombay, quando si affaccia davanti alla folla che lo aspetta in Piazza San Pietro, dice: “Ho incontrato questi fratelli nella fede che vivono in India, ma questo incontro cambia il nostro modo di essere Chiesa. Siamo chiamati ad aprire di più il cuore”. Ed è una immagine molto bella! Noi oggi, tante volte, guardiamo ai viaggi del Papa, incentrando forse lo sguardo solo sulla figura del Papa, dicendo: “Come cambierà questo Paese dopo che il Papa è passato e lo ha visitato?”. Montini fa il discorso esattamente contrario: “Come cambierà il nostro essere Chiesa dopo che io, in rappresentanza di tutta la Chiesa, sono andato a visitare questi fratelli che vivono lontano?”.








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