2014-10-10 15:13:00

"Inutile strage": convegno in Vaticano sulla Prima Guerra Mondiale


E’ stato presentato stamani, in Sala Stampa vaticana, il Convegno Internazionale: “Inutile strage. I cattolici e la Santa Sede nella Prima Guerra Mondiale”. Promosso dal Pontificio Comitato di Scienze storiche, in collaborazione con l’Accademia di Ungheria in Roma e la "Commission Internationale d’Histoire et d’Étude du Christianisme", il Convegno inizierà mercoledì 15 ottobre in Vaticano, proseguirà i lavori il 16 nell’Aula San Pio X a Roma, per concludersi il 17 all’Accademia di Ungheria sempre a Roma. Alla conferenza stampa gli interventi di padre Bernard Ardura, presidente del Comitato organizzatore, e del prof. Roberto Morozzo della Rocca, dell’Università degli Studi di “Roma Tre”. Il servizio di Adriana Masotti:

Obiettivo dell’iniziativa è proporre una rilettura del primo conflitto mondiale così come è stato visto e vissuto dai credenti, in maggioranza cattolici, e particolarmente dalla Santa Sede. E per farlo, dice padre Ardura, abbiamo scelto due parole forti di Benedetto XV che caratterizzano i feroci combattimenti, le considerevoli perdite umane e l’inutilità strategica di tanti sacrifici di giovani vite: “Inutile strage”. Due  parole scritte dal Papa nella sua "Nota ai Capi dei popoli belligeranti", del primo agosto 1917, per invitarli ad aprire le vie della pace. Padre Ardura:

"Due parole quasi insopportabili di fronte al sacrificio di tanti milioni di soldati e civili, le cui vite furono stroncate nel corso dei combattimenti sanguinosi senza ottenere significativi successi strategici".

Al Convegno, si analizzeranno le azioni di San Pio X allo scoppiare della guerra e di Benedetto XV nel 1917, e le reazioni dei credenti di fronte a questi tentativi di scongiurare e poi di arginare il conflitto. Sarà esaminato anche l’operato dei cappellani militari, così come l’opera d’assistenza svolta da religiosi e religiose, dall’Ordine di Malta e dalla Croce Rossa. Senza dimenticare il ruolo svolto dalle donne che cambiò profondamente il loro posto nella società.

Nel suo intervento, il prof. Morozzo della Rocca parla della Nota di pace di Benedetto XV e soprattutto del perché sia stata respinta e censurata dai vari governi che volevano soltanto una pace data dalla vittoria delle armi:

"Diversamente pensavano gli umili e i poveri d’ogni dove, i soldati nel fango delle trincee, le madri in angoscia, le masse contadine estranee ai motivi del conflitto, i feriti e i prigionieri, gli sfollati delle regioni occupate, quanti avevano sentimenti di pace".

Certo è che le parole di Benedetto XV e le tante altre condanne della guerra da lui pronunciate sin dal 1914 - “spettacolo mostruoso”, “spaventoso flagello”, “orrenda carneficina”, e ancora “suicidio dell’Europa civile” - non intendevano negare le ragioni della guerra in atto e certamente non disprezzavano il sacrificio di milioni di vite. Piuttosto percepivano una realtà storica profonda: 

"La storia successiva giustifica appieno, a mio avviso, il successo postumo della definizione di “inutile strage”. Dopo la Prima Guerra Mondiale, infatti, vengono nazionalismi d’ogni specie, totalitarismi di destra e di sinistra, particolarismi e pulizie etniche di piccoli Stati-nazione, feroci movimenti antisemiti alla ricerca di capri espiatori, nonché viene la guerra del 1939-1945 che è la ripresa della precedente dopo i trattati di pace versagliesi, troppo unilaterali, ispirati all’etica della punizione foriera di revisionismo e vendetta".

E ancora, dice lo storico, dalla Prima Guerra Mondiale vengono le prime armi di distruzione di massa, i bombardamenti, i gas, i sottomarini, le distruzioni di città, i civili coinvolti, i genocidi, insomma la modernità a disposizione della morte. Benedetto XV dunque aveva ragione.

Dopo gli interventi una domanda che riporta all’attualità. Oggi, sono in corso almeno 30 conflitti: che cos’ha la guerra di così interessante che l’uomo non ne può fare a meno? La risposta del prof. Morozzo della Rocca:

“Ricordo proprio una citazione di Benedetto XV che dice: 'Le guerre non cesseranno mai finché vi sarà l’umana cupidigia'. È una nota a margine che lui fa al testo stampato della Nota di pace del 1917. L’unica maniera per ridurre le guerre, per non ripeterle, è concluderle - lui si riferiva a quella in atto - con un negoziato e non con la vittoria di una parte sull’altra, perché l’altra parte, la perdente, con il tempo potrà sempre riorganizzarsi per la 'revanche'. E poi aggiunge questa frase: 'Le guerre ci saranno sempre finché ci sarà l’umana cupidigia'”.








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