2014-10-09 12:32:00

Yemen: i ribelli protestano, si dimette il premier


Il primo ministro dello Yemen, Ahmed Awad ben Mubarak, nominato martedì scorso, si è dimesso a causa delle forti proteste degli sciiti Houti. La missione di formare un governo di transizione gli era stata affidata dal presidente Hadi in base ad un accordo di cessate il fuoco voluto dall’Onu. I ribelli hanno subito contestato la nomina ritenendola non rappresentativa della volontà popolare. Mubarak ha dichiarato di aver rinunciato per preservare l’unità nazionale. Maria Gabriella Lanza ha intervistato Massimo Campanini, docente si Storia dei Paesi Islamici all’università di Trento:

R. - Questo tipo di dimissioni dimostra i rischi che lo Yemen corre, per quanto riguarda la sua stabilità interna. Quindi, evidentemente, il governo, nel caso specifico il primo ministro, si è reso conto che la sua possibilità di poter gestire il Paese, di poter gestire la politica, erano messi in grave pericolo. E’ evidente che ci sia il rischio di un’infiltrazione di persone, di forze - tipo al Qaeda o Is - che possano cercare di approfittare di questa debolezza.

D. - Intanto, continuano gli scontri. Un attentato ha fatto almeno 20 morti nella capitale, mentre i miliziani sunniti hanno affermato di aver giustiziato 14 soldati, accusati di essere apostati. Si fa sempre più lontana una tregua, nonostante il cessate-il-fuoco voluto dall’Onu?

R. - E’ evidente che la debolezza del governo, dimostrata dalle dimissioni del primo ministro, non sarà certamente in grado di tenere sotto controllo delle schegge più o meno impazzite delle varie fazioni, che si combattono in Yemen, come del resto anche in Libia. Da questo punto di vista, infatti, la situazione yemenita e la situazione libica hanno degli aspetti di analogia.

D. - I ribelli hanno contestato la nomina del primo ministro, ritenendola un’imposizione voluta da Stati Uniti e Arabia Saudita. Che influenza hanno Paesi terzi nella politica dello Yemen?

R. - Le influenze e i condizionamenti internazionali sono molto importanti, anche se non è detto che abbiano la possibilità di dirigere o di controllare le forze centrifughe, soprattutto per quanto riguarda, per esempio, questa autonomia tribale religiosa degli zaiditi nei confronti della maggioranza sunnita.








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