2014-10-09 13:45:00

Siria: libertà vigilata per padre Hanna, parroco di Knayeh


Dal Nord della Siria, dove imperversa lo scontro tra milizie curde jihadisti dello Stato Islamico per la città di Kobane, stamani la notizia della “libertà vigilata” per il sacerdote francescano, padre Hanna Jallouf, e per alcuni dei 20 suoi parrocchiani sequestrati alcuni giorni fa da miliziani islamici. Ci aggiorna Giancarlo La Vella:

“Non è stato del tutto liberato. In attesa di processo, nel frattempo, può stare nel suo villaggio”.

Queste le parole del Custode francescano di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa. Hanna Jallouf, parroco di Knayeh, villaggio cristiano nella Valle dell’Oronte, era stato prelevato, con una ventina di suoi parrocchiani, nella notte tra il 5 e 6 ottobre da miliziani del movimento di Al Nusra. Ora, potrà stare nel suo villaggio, senza però allontanarsi, in attesa del processo a cui lo sottoporrà il Tribunale islamico. Il prete aveva in passato denunciato le vessazioni subite dai jihadisti. Intanto, sul terreno lo Stato Islamico controllerebbe ora già più di un terzo della città di Kobane. Anche stamani cruenti combattimenti tra jihadisti e miliziani curdi. Scarso, dunque, l’effetto dei raid della coalizione contro l’Is, tanto che il Pentagono stesso ha fatto sapere che le operazioni aeree forse non eviteranno la caduta di Kobane. Dalla sua, la Turchia - il cui esercito rimane schierato a poche centinaia di metri dalla città - fa sapere che è impensabile che Ankara intervenga da sola con truppe di terra nella regione siriano. Ieri nuove dure manifestazioni filocurde in Turchia con 21 morti: decretato il coprifuoco in tutto il Sudest del Paese. La situazione sempre più difficile soprattutto per le minoranze, quella cristiana in particolare. Ne parliamo con l’on. Mario Marazziti, presidente del Comitato Permanente sui Diritti Umani della Camera dei Deputati:

R. - Qualcosa da fare subito? Intanto decidere che questo è un qualcosa che ci riguarda! Noi abbiamo avuto il padre Hanna, attraverso di lui, con la Comunità di Sant’Egidio e i francescani, aiutavamo la popolazione civile: adesso è stato liberato, ma questo denota una situazione che è drammatica! Non c’è solo padre Dall’oglio, di cui non abbiamo notizie: abbiamo due vescovi di Aleppo, abbiamo intere comunità fuggite dalla Piana di Ninive, adesso rifugiate nella zona curda. Per questi c’è un grande bisogno di aiuto umanitario immediato. C’è poi il problema di bloccare almeno la compravendita del petrolio da parte del cosiddetto Califfato, perché evidentemente controllano dei pozzi, ma se non li vendi a nessuno quei pozzi non sono nulla. Bisogna che la coalizione internazionale cominci a funzionare, perché ci sono Paesi anche del mondo arabo e islamico - penso alla Turchia - che devono dare segni importanti di stare dalla parte della vita civile e non dell’oppressione della vita.

D. - Neutralizzare il sedicente Stato Islamico vuol dire risolvere la situazione o c’è qualcos’altro ancora da affrontare?

R. - No! Qui ci sono errori decennali, ventennali: praticamente abbiamo assistito alla distruzione dell’Iraq, quando si voleva aiutare - con l’esportazione della democrazia - la fine di una dittatura; abbiamo assistito alla distruzione della Libia, quando - in maniera ingenua o sconsiderata - per combattere Gheddafi si è lasciato che un intero Paese implodesse. E la Siria, in realtà, non ha visto una sorta migliore: oggi abbiamo sei milioni di profughi interni; tre milioni di profughi all’estero; e anche 200 mila morti. Tutto questo per contrastare un Paese autoritario, ma armando gruppi laici e poi piano piano sempre più radicali, dal punto di vista dell’ideologia. Quindi la scelta di armare, per contrastare il regime di Assad, è una scelta che mi pare - nei fatti - sia da considerare completamente sbagliata! Oggi si tratta di provare a chiudere lo scontro con i gruppi armati, quindi a costruire delle “zone liberate”, attorno alle quali si può creare un accordo tra Comunità internazionale, governo di Assad e una parte dei combattimenti, isolando progressivamente la parte irriducibile a un dialogo e direi che questa si chiama Isis e al-Nusra.








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