2014-10-07 15:31:00

Migrantes: crescono italiani nel mondo, 94 mila nel 2013


“Umiltà e buoni strumenti di lavoro. E’ ciò che serve a chi opera nel mondo dell’accoglienza per gestire un fenomeno complesso come la migrazioni”. Così mons. Francesco Montenegro presidente della Fondazione Migrantes della Cei, presentando oggi a Roma il Rapporto Italiani nel mondo 2014 edizioni TAU. 500 pagine dedicate al passato e al presente degli emigrati italiani, oltre 94 mila solo nel 2013, su 4 milioni e mezzo di residenti all’estero. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Cresce la mobilità italiana interna ma soprattutto verso l’estero per trovare condizioni migliori di vita nella stretta della recessione. Ancora dunque una scelta obbligata. E i cosiddetti “migranti economici” che partono sono di più dei migranti di guerra che arrivano. “Mai considerarli solo numeri, anche se i dati servono. Sono persone che partono per necessità, e il Rapporto vuole anche far crescere la cultura del rispetto della diversità”. Così il presidente di Migrantes, mons.  Francesco Montenegro:

“Il fatto che io, italiano, ho necessità di andar via per poter vivere un po’ più serenamente, mi deve far capire che anche altri hanno questo desiderio. Allora, al di là se sono credente o meno, guardare un uomo che chiede 'aiutami' e pensare che anche un mio fratello italiano sta andando altrove a dire 'aiutatemi', ecco questo davvero deve metterci in una situazione di parità. Noi non siamo quelli che hanno una civiltà, noi siamo quelli che vogliono mettere a disposizione la loro ricchezza culturale e civile, per poterla condividere con gli altri”.

Più di 94 mila gli emigrati italiani nel 2013 da 79 mila circa l’anno prima e oltre 4 milioni e mezzo i residenti all’estero. Primo Paese, l’Argentina, provenienza il Sud Italia - al 52,1% - età ultra sessantacinquenni (878.209). Diverso l’identikit invece per gli emigranti dell’ultimo anno: ancora per lo più uomini - oltre il 56% - celibi e tra i 25 e i 40 anni, provenienti da Lombardia, Veneto e Lazio. Delfina Licata curatrice del Rapporto:

“Quindi, si tratta di persone che magari all’estero, oltre che cercare una maggiore professionalizzazione o piuttosto un posto di lavoro, ricercano anche la possibilità di realizzazione del proprio desiderio di famiglia; cosa che in altro modo non sarebbe proprio possibile. Partono soprattutto dalle regioni del Nord, oltre il 40%; non è dato sapere, però, se siano persone del Sud Italia che hanno già subito un percorso di mobilità dalle regioni del Sud”

I nuovi emigranti sono per lo più diretti in Europa, al primo posto il Regno Unito, ma non solo, e questo è un altro elemento interessante:

"…. la Francia, la Svizzera; ma in quinta, sesta e settima posizione troviamo Paesi come l’Argentina, il Brasile e gli Stati Uniti, in decima posizione l’Australia; abbiamo conteggiato 186 destinazioni diverse. Quindi, effettivamente gli italiani continuano a muoversi in tutti i posti nel mondo, portando la loro identità, la loro ricchezza e professionalità che, invece, potrebbe effettivamente essere il 'volano' della crescita dell’Italia in un periodo di precarietà globale".

Dal sud al nord e dal nord oltre frontiera: restano invariate le direttrici delle mobilità interna degli italiani, secondo il rapporto di Migantes.In crescendo l’esperienza dell’Erasmus per gli studenti ventenni, mentre il sud continua a svuotarsi. Record, nella provincia di Agrigento, dove, spiega l’arcivescovo monsignor Montenegro, su 461mila abitanti 147mila risiedono all’estero e in alcuni paesini il rapporto tra chi vive e chi parte è del 100%:

“Nella terra agrigentina non ci sono industrie, non c’è niente. Ti devi inventare il lavoro, e che lavoro ti vuoi inventare se c’è poco in giro: l’agricoltura è in crisi; non ci si attrezza per far diventare il turismo una ricchezza; e così i giovani partono, le famiglie si rompono… Se chi deve decidere non si siede a tavolino a fare le piccole, grandi strategie, noi potremmo pensare anche alle cose più belle, ma l’altro non accoglie niente di ciò che dico”.

“E’ uno scandalo che l’Italia non sia attrattiva come altri Paesi”, ha detto il sottosegretario agli Esteri Mario Giro, “anche se l’emigrazione italiana è stata sempre un grande successo” e “merita una rivalutazione”. Al Rapporto sono invece affidate due proposte: trovare parole giuste per descrivere il fenomeno e ripensare alla rappresentanza all’estero alla luce delle nuove forme di mobilità. Ancora la curatrice Delfina Licata:

“Si tratta di dare la possibilità ai giovani di essere protagonisti di un associazionismo in forme diverse come loro lo intendono, come loro lo desiderano”.








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