2014-10-06 12:44:00

Mons. Zenari: violenza jihadista, comunità internazionale faccia di più


Prosegue l’avanzata in Iraq e Siria dei jihadisti del sedicente Stato Islamico, nonostante i raid aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti. I miliziani hanno issato la loro bandiera nera in un quartiere della città siriana di Kobane, nonostante la strenua resistenza dei curdi. Alle porte della città, una donna curda si è fatta esplodere in mezzo agli islamisti. Intanto, dopo il vertice concluso sabato scorso in Vaticano, i nunzi del Medio Oriente stanno rientrando nelle loro sedi. Con quale messaggio? Sergio Centofanti lo ha chiesto al nunzio a Damasco, l’arcivescovo Mario Zenari:

R. - Ritorno portando un messaggio di solidarietà ancora più forte e anche un messaggio di speranza che, nonostante tutto, credo bisogna sempre avere. È stata una bella riunione perché sono state messe insieme le situazioni di vari Paesi del Medio Oriente provati da questi conflitti, soprattutto le sofferenze del popolo siriano e di quello iracheno. Ci sono stati dei momenti di preghiera perché questa è la nostra arma principale.

D. - Nonostante i bombardamenti, i jihadisti continuano ad avanzare ...

R. - Purtroppo questo estremismo nasce anche perché trova un terreno favorevole: queste situazioni non risolte, questo conflitto siriano che si protrae da più di tre anni e mezzo, sono un humus che alimenta queste forze estremiste. Quindi, bisogna al più presto trovare una soluzione politica a questi problemi. In Iraq forse c’è uno spiraglio di soluzione; per la Siria purtroppo devo dire che la soluzione all’estremismo è ancora nel limbo, mentre le popolazioni patiscono le sofferenze dell’inferno. Ma direi che la chiave ancora non è gettata in fondo al mare. Si può ancora lavorare molto. La comunità internazionale deve aumentare i suoi sforzi e bisogna uscire da questa situazione di sofferenza immane per queste popolazioni, risolvere alla radice questo problema del terrorismo, dell’estremismo, tagliando l’erba sotto i piedi a queste correnti estremiste, favorendo una democrazia inclusiva e un pluralismo nel rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Questo è il principale campo di soluzione.

D. – Il suicidio della donna curda-kamikaze, madre di due figli, mostra ancora di più la disperazione di queste persone ...

R. - È chiaro, siamo in un contesto drammatico. Queste scene si vedono purtroppo quotidianamente. Queste atrocità e barbarie, perpetrate non solo ultimamente ad opera dall’Is, si vedono da una parte e dall’altra in Siria da più di tre anni.

D. - Al vertice dei nunzi si è detto che la sola riposta militare non basta…

R. - È chiaro. Credo che questa ormai sia un’idea condivisa un po’ dappertutto. Bisogna andare alle radici del problema.

D. - Qual è il futuro delle piccole comunità cristiane e delle altre minoranze in questi Paesi?

R. - Per quanto riguarda la Siria, ribadisco sempre, c’è una sofferenza trasversale che colpisce tutti quanti, che non fa distinzione. È anche vero comunque che i gruppi minoritari sono l’anello più debole della catena e quindi sono i più esposti. In questo momento, in cui inizia il Sinodo dei vescovi sulla famiglia il mio pensiero va alle famiglie di quella regione. Tante famiglie sono sfollate o rifugiate nei Paesi vicini. Ne ho viste e conosciute tante che hanno provato la tragedia di vedere uccisi il papà o la mamma, o vedere dei bambini uccisi o mutilati da questi ordigni di guerra. Non posso dimenticare quella bambina di nove anni che ho visitato in un ospedale a Damasco il Sabato Santo: ai piedi del letto c’erano i suoi genitori in un dolore profondo ma riservato. Tre giorni prima a questa bambina erano state amputate entrambe le gambe e cominciava a rendersi conto di cosa le era capitato. Questa tragedia è una delle tante tragedie; altre famiglie provate da tragedie simili, vedere i bambini uccisi ... Penso che in questo Sinodo verrà portata questa sofferenza e i patriarchi e i pastori di quelle Chiese si faranno carico di portare certamente questa sofferenza. Sarà una rinnovata solidarietà della Chiesa universale verso queste famiglie particolarmente provate.








All the contents on this site are copyrighted ©.