2014-10-06 13:12:00

A Pompei supplica alla Madonna del Rosario


Domani la Chiesa celebra la memoria della Beata Vergine del Rosario. E ieri, prima domenica di ottobre, a Pompei, a mezzogiorno, è stata recitata la tradizionale supplica alla Madonna del Rosario. A precederla una Concelebrazione Eucaristica sul sagrato della Basilica dedicata a Maria presieduta da mons. Nunzio Galatino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. E proprio oggi l’arcivescovo prelato di Pompei, mons. Tommaso Caputo, ha consegnato al clero e ai fedeli un messaggio dal titolo “La Famiglia cuore dell’Evangelizzazione. Il Santuario di Pompei tempio di spiritualità familiare”, anche in occasione dell’apertura del Sinodo sulla famiglia. Al microfono di Tiziana Campisi  mons. Caputo spiega qual è il senso della supplica:

R. – La supplica da Pompei parte e diventa come una catena. Viene recitata contemporaneamente in tante parti del mondo, anche negli altri continenti. Quindi, questa grande catena di solidarietà, è una invocazione dei milioni di fedeli della Madonna di Pompei per la pace, per la Chiesa, per la famiglia, e per crescere insieme nella fede, sotto lo sguardo di Maria e avendo lei anche come modello della nostra vita cristiana.

D. – In che modo i fedeli devono guardare a Maria e rivolgere a Maria la supplica?

R. – I fedeli della Madonna di Pompei devono guardare a Maria come modello, come “intercessora”, ma anche come quella persona che devono prendere in casa loro. Le parole di Gesù sotto la Croce: “Figlio, ecco tua Madre. E da quel momento il Figlio la prese con sé”, sono parole chiavi per ognuno di noi. Noi dobbiamo prendere Maria con noi ma la dobbiamo far entrare nel più profondo del nostro intimo. Lei deve diventare la regina del nostro intimo. Se lei è dentro di noi come modello, credo che noi troveremo una forma altissima di devozione alla Madonna che diventa per noi crescita nella fede perché la Madonna ci porta poi a Gesù: è Lui cui dobbiamo arrivare, Lui il nostro approdo, perché è Lui la nostra salvezza. E questo è quanto ci ha insegnato anche san Giovanni Paolo II circa il Rosario: contemplare il volto di Cristo con gli occhi della Madre.

D. – Lei ha scritto un messaggio per l'occasione. Un messaggio per la famiglia e sul Sinodo dedicato proprio alla famiglia. Che cosa vuole dire in questo messaggio?

R. – E’ l’invito agli sposi a riscoprire la bellezza e la sacralità della vocazione della famiglia cristiana così come Dio l’ha pensata: una piccola Chiesa, cuore pulsante della società, grazie al continuo e sempre rinnovato amore scambievole.

D. – Santuario di Pompei e Sinodo sulla famiglia: quale legame?

R. – Il santuario di Pompei è la casa di Maria, tempio della famiglia, icona - potremmo dire - senza tempo della Casa di Nazareth: origine, modello, culmine della famiglia cristiana. Una così importante iniziativa, dedicata proprio alle famiglie, risuona quindi qui in modo speciale. Tutta la Chiesa di Pompei guarda all’assise dei vescovi con la certezza che da lì arriveranno nuove indicazioni per aiutare le famiglie nel loro arduo cammino e intanto si impegna a fare la propria parte per essere guida e sostegno soprattutto per le famiglie in difficoltà.








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