2014-10-04 20:22:00

Un anno da Lampedusa, il card. Vegliò: non facciamo come Caino


Sarebbero due e non una le imbarcazioni naufragate a 3 miglia dalla costa libica. Secondo quanto dichiarato dal Consiglio italiano per i rifugiati i migranti a bordo in totale erano 250. Finora la guardia costiera ne ha tratti in salvo 120, 10 i corpi ritrovati, 130 quindi i dispersi, secondo il Cir. Questa ennesima sciagura arriva nel giorno del ricordo a Lampedusa, nelle cui acque il 3 ottobre dello scorso anno morirono 368 migranti. Sull’isola siciliana, un migliaio di persone ha preso parte ad un corteo organizzato in memoria delle vittime, mentre nel pomeriggio si è svolta una veglia di preghiera.

“L’organizzazione programmatica dell’accoglienza da parte di tutti i Paesi europei significa prendere atto della realtà migratoria forzata affinché nessun Paese di prima accoglienza sia lasciato solo”, ha detto il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, nella sua omelia. Tra le iniziative per le commemorazioni un incontro al quale ha preso parte anche la presidente della Camera: “In questo anno è cambiato che non c’è più il reato di immigrazione clandestina – ha dichiarato Laura Boldrini – Stiamo lavorando alla riduzione della detenzione nei Cie da 18 a 3 mesi”. Da Agrigento, Alessandra Zaffiro:

La corona di fiori lanciata nel pomeriggio nel tranquillo e cristallino mare dell’Isola dei Conigli di Lampedusa, dove un anno fa persero la vita 368 migranti, crea una commozione grande, a tratti incontrollabile tra i superstiti, i parenti delle vittime e gli stessi isolani. L’ora del raccoglimento, più composto, ma profondamente sentito, arriva durante la veglia di preghiera intitolata “Morire di speranza”, presieduta dal presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. “Vogliamo ricordare e pregare insieme per ridare dignità alle persone che hanno perso la vita in fondo al mare – ha detto il cardinale Antonio Maria Vegliò, che ha aggiunto - Non possiamo comportarci come Caino, non possiamo lasciare prevalere l’indifferenza e il silenzio davanti a tante vite umane spezzate… Non abbiamo quindi paura di tendere le mani verso l’altro”.

Ieri mattina all’aeroporto dell’isola Pelagia, dove l’8 luglio dell’anno scorso Papa Francesco parlò di “globalizzazione dell’indifferenza”, si è svolto un dibattito cui ha partecipato il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, secondo cui: “Dobbiamo continuare a salvare vite. Chiedere al nuovo governo libico l’adesione alla convenzione di Ginevra - e aprire – “canali legali di immigrazione”. All’incontro anche il presidente del Parlamento Europeo: “La tragedia di Lampedusa – ha detto Martin Schulz - è una macchia sulla nostra coscienza di europei”.

“Proteggere le persone, non i confini”, è quanto si legge nello striscione del Comitato 3 ottobre, in testa al corteo dei familiari delle vittime e dei lampedusani che con generosità hanno sempre accolto i migranti.

 

 








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