2014-10-03 13:00:00

Il Campidoglio sull'Opera: scelta sofferta. La Cisl accusa Cgil e Fials


Una scelta obbligata, per evitare la chiusura del Teatro. Così in sostanza l’assessore alla Cultura del Comune di Roma, Giovanna Marinelli, commenta la decisione di ieri del Cda dell’Opera, avallata dal sindaco Marino, di licenziare gli orchestrali per poi riassumerli con un contratto diverso rispetto all’attuale. Intanto i sindacati si scambiano accuse. Alessandro Guarasci

L’Opera partiva da un buco finanziario di 12 milioni di euro. Un buco di bilancio ridimensionato nel corso di quest’anno ma per l’assessore Marinelli “gli sforzi compiuti rischiavano di essere compromessi da una situazione di conflittualità e instabilità che è arrivata a determinare la rinuncia del maestro Muti alla direzione di due allestimenti chiave per la stagione 2014-15”. Insomma, è mancata l’unità sindacale, accusa Paolo Terrinoni, segretario della Fistel Cisl di Roma e del Lazio

 “Un colpo mortale per il Teatro dell’Opera, per la cultura a Roma! Tutto questo poteva sicuramente essere evitato. Se non ci fossero stati gli scioperi a Caracalla, nella stagione estiva; se il referendum sul piano di risanamento, firmato da Cisl e Uil, fosse stato rispettato da Cgil e Fials, io sono convinto che tutto questo non sarebbe avvenuto e forse stavamo qui a concordare con l’azienda come rilanciare insieme il Teatro dell’Opera”.

La Cgil risponde che il nodo non sta negli scioperi, ma nel fatto che il vero obiettivo del Ministero dei Beni Culturale, la vera missione del Sovrintendente è  fare dei Teatri Italiani delle scatole vuote. Insomma, una questione economica, non si vuole investire in cultura. Per il sovraintendente Fuortes, però, il contrato integrativo degli orchestrali è un ostacolo allo sviluppo, troppe variabili che fanno salire il costo del lavoro. Da gennaio, orchestra e coro si dovranno unire in cooperativa e saranno riassunti a tempo determinato. Una consuetudine in altre capitali europee








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