2014-09-29 14:10:00

Proseguono i raid contro i jihadisti. Obama: li abbiamo sottovalutati


La coalizione internazionale a guida americana ha lanciato nelle ultime ore raid aerei contro il principale impianto di gas naturale della Siria orientale controllato dai jihadisti del sedicente Stato islamico: raid anche in Iraq, contro posti di controllo a sud di Kirkuk. Il presidente Obama ha ammesso di aver sottovalutato i jihadisti, ma ha ribadito: siamo in guerra contro l'Is, non contro l'Islam che è una grande religione. Intanto, secondo fonti di stampa il Fronte al Nusra, braccio siriano di al Qaeda, si starebbe compattando con l’Is, contro cui ha combattuto all'inizio dell'anno, in chiave occidentale. A questo punto l’opzione militare sembra l’unica scelta. Su questo aspetto, Giancarlo La Vella ha intervistato don Renato Sacco di Pax Christi, in continuo contatto con l’Iraq:

R. – Noi, credo, siamo tentati di ritenere che di fronte a questa emergenza l’unica cosa sia intervenire, bombardare e così risolvere. Ma abbiamo spesso visto che la soluzione non è questa... E ce lo ricorda il Papa. Questo fatto di annunciare che sarà un’operazione lunga, da una parte dà un messaggio ai "terroristi" – non possiamo chiamarli in un altro modo – come a dire: “Avete tutto il tempo per organizzarvi, per avere nuovi finanziamenti, perché tanto la cosa è lunga”, mentre dall’altra a chi è lì disperato in quella situazione si dice: “Mettete in conto che la cosa migliorare è scappare...”. Quindi, ho una posizione critica su questa scelta interventista che, credo, non risponda neanche al ragionamento del Papa, che dice: “Dobbiamo partire dall’Onu. Dobbiamo mettere al centro la comunità internazionale e trovare lì la soluzione”. D’altronde, la situazione era già tragica molti anni fa e non ci si è certo scandalizzati anche quando è stato ucciso, tra gli altri – per esempio – il vescovo Rahho. In quel frangente, la comunità internazionale non si è mossa molto… Sembra alla fine, che dietro ci sia più un disegno di difesa dei propri interessi. Quindi, io credo che la scelta di una coalizione armata, che dice “andiamo lì, facciamo piazza pulita e risolviamo” non sia quella che risolve davvero anche il dramma delle popolazioni: ci vuole una soluzione politica e ci vuole anche una soluzione economica. Per cui il fatto che vi sia qualche Stato che va a bombardare quelli che prima ha però armato indica che c’è qualcosa che non funziona.

D. – Qual è l’alternativa all’intervento armato nei confronti di un movimento – quello fondamentalista – che rischia di ricompattarsi e quindi di creare ancora più problemi?

R. – Cominciamo a togliere i finanziamenti. Se è vero che questo movimento dell’Is è ricchissimo e ha grandi finanziatori, andiamo a vedere chi sono i finanziatori, facciamone una questione di dibattito nella comunità internazionale e interveniamo contro tutti i fondamentalismi e contro tutti quelli che calpestano la dignità delle persone. Basta con le armi!








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