2014-09-29 17:17:00

Non si dimette il capo governo a Hong Kong: ancora proteste


Il capo del governo di Hong Kong, Chun-ying Leung, chiede la "fine immediata" delle manifestazioni in corso e assicura che non si dimetterà. Le sue dimissioni sono diventate la richiesta principale al momento delle decine di migliaia di giovani che stanno protestando, dopo il brutale intervento della polizia di domenica notte.  Ma le manifestazioni sono nate contro la Cina, che ha blindato le candidature per le elezioni 2017 che invece la popolazione di Hong Kong vuole che siano aperte a tutti i cittadini. Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente a Hong Kong il corrispondente dell’Ansa, Beniamino Natale:

 

R. - E’ una situazione che covava da mesi, da mesi… Si sapeva dall’inizio dell’anno che il governo di Pechino avrebbe dovuto pronunciarsi sulle modalità dell’elezione del capo del governo locale di Hong Kong del 2017. Da allora è nata questa mobilitazione dei gruppi democratici che chiedevano che le elezioni fossero veramente libere: non solo quindi a suffragio universale, ma anche libertà di candidatura per tutti i cittadini. Invece Pechino ha posto dei seri limiti a questa libertà, dicendo che i candidati saranno solo due o tre e dovranno essere approvati da un comitato di un po’ più di mille persone, che è composto di fedelissimi di Pechino: questo ha quindi innescato la protesta, che è montata lentamente in questi mesi con manifestazioni, assemblee, pronunciamenti e grandi manifestazioni in alcune situazioni. E poi c’è stato un effetto moltiplicatore, perché questo intervento della Polizia molto duro è stato controproducente: ha provocato non solo l’indurimento degli studenti e dei giovani che protestano, ma anche di tanti cittadini che prima erano assenti dalla protesta, adesso si sono schierati con i ragazzi. Quindi è veramente una città che è contro il suo governo.

D. - C’è un margine nella Costituzione di ambiguità oppure siamo in presenza di una palese violazione di quanto prescrive la Costituzione dopo la fine del Governatorato britannico?

R. - La Costituzione di Hong Kong, che chiamano “Basic Law”, in alcuni punti chiave è abbastanza vaga e si limita ad indicare dei principi, come quello dell’obiettivo finale che deve essere una piena democrazia. Quindi diciamo che si presta un po’ ad interpretazioni controverse. Naturalmente l’interpretazione che dà Pechino non è quella che danno i democratici di Hong Kong.

D. - Studenti in prima linea, ma adesso anche gli insegnanti in sciopero: ci sono intellettuali, chi sono gli altri convinti dimostranti?

R. - Ci sono gli insegnanti, che hanno dichiarato da oggi uno sciopero di sostegno agli studenti e poi i gruppi riuniti sotto questa sigla “Occupay Central” sono gruppi di cittadini che intendono partecipare alla vita politica, che esistono da tanti anni ad Hong Kong, che sono persone di tutte le età. C’è una situazione che oggi è “calma” ma rimane esplosiva perché è una città che è contro il governo.








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