2014-09-27 13:21:00

Sud Sudan. Nuovo appello dei vescovi: fermare combattimenti


“I conflitti e le uccisioni devono fermarsi immediatamente e senza condizioni. Si devono certamente affrontare le rivendicazioni politiche e di altra natura, ma solo dopo la cessazione dei combattimenti”. E’ il nuovo fermo appello rivolto dai vescovi del Sud Sudan, dove non si arrestano i violenti scontri tra le forze governative e i ribelli fedeli all’ex vicepresidente, Riek Machar, e si moltiplicano i focolai di guerra che minacciano la stabilità e l’unità del giovane Stato nato dall’indipendenza del Sudan.

In un messaggio diffuso ieri al termine della loro assemblea plenaria a Juba, dedicata a fare il punto alla situazione della Chiesa locale, i presuli sud sudanesi rimarcano che la nuova guerra ha un impatto deleterio sul Paese. Essa ha rinfocolato quella “cultura della violenza vissuta per tanti decenni”, con un grave danno di immagine nella comunità internazionale che appena tre anni fa celebrava la nascita del nuovo Stato. La guerra – afferma il messaggio – ha provocato innanzitutto una nuova “tragedia umanitaria”, facendo ripiombare la popolazione nel terrore e creando migliaia di profughi che vivono in condizioni terribili. A causa dell’insicurezzam, lo sviluppo economico del Paese è bloccato, mentre incombe la minaccia di una carestia.

Un’altra conseguenza della guerra – prosegue la nota – è l’emergere di tensioni etniche in Sud Sudan, dove c’è una lunga tradizione di convivenza pacifica tra le varie etnie. “Adesso – denunciano i presuli – persino nelle chiese si sta insinuando il tribalismo e il sospetto che ostacolano il nostro impegno per la pace e la riconciliazione”. Insieme con il tribalismo, i vescovi condannano anche la corruzione e il nepotismo a esso strettamente associati. “Un incarico politico è, infatti, da molti percepito come sinonimo di potere e di ricchezza e le varie comunità spesso pensano sia necessario avere propri uomini e donne al potere per potere accedere a queste risorse”.

Di qui, il nuovo accorato appello a “intraprendere la strada della pace, della riconciliazione e della guarigione”. Un appello rivolto ai leader politici, ma anche alla società civile. Infine, i vescovi sud sudanesi incoraggiano i sacerdoti, i religiosi e gli agenti pastorali, le altre chiese e comunità religiose a diventare “più attivi costruttori di pace. La preghiera è la sola via sicura per la pace “, conclude il messaggio. (L.Z.)








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