2014-09-21 14:24:00

Il Papa all'Albania: avete sofferto, ora volate alto con Cristo


“Sono venuto a rendere grazie per la vostra testimonianza” durante la persecuzione comunista. Ora, siate per l’Europa esempio di un Paese che “vola alto”, aperti a Dio e al rispetto fra voi. È il messaggio centrale che Papa Francesco ha rivolto alle decine di migliaia di persone che hanno partecipato alla Messa celebrata a Tirana e all’Angelus che ha concluso la mattina di impegni del suo quarto viaggio apostolico. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Per le strade, fra i palazzi e il fasto qua e là ingrigito delle piazze giganti nelle quali avrebbe dovuto vivere e rigenerarsi per sempre la stirpe dell’“uomo nuovo” marxista, giganteggiano da giorni i volti che celebrano silenziosamente la forza del coraggio cristiano. Sguardi placidi di martiri in bianco e nero, che pendono dall’alto sulle vie centrali di Tirana come angeli protettori di una terra che un tempo aveva pensato di mettere Dio fuori legge.

Papa Francesco vi passa sotto tra due ali di folla, diretto verso piazza Madre Teresa dove sorge l’altare all’aperto allestito davanti alla “T” rovesciata degli edifici universitari. E al momento dell’omelia, il messaggio del Vangelo del giorno – che mostra i settantadue discepoli portare la pace di villaggio in villaggio – torna a scavare inevitabilmente fra le pieghe di quell’epoca in cui, osserva il Papa, anche in Albania le “porte si sono chiuse” ai messaggeri di pace di Gesù:

“In un recente passato, anche la porta del vostro Paese è stata chiusa, serrata con il catenaccio delle proibizioni e prescrizioni di un sistema che negava Dio e impediva la libertà religiosa. Coloro che avevano paura della verità e della libertà facevano di tutto per bandire Dio dal cuore dell’uomo ed escludere Cristo e la Chiesa dalla storia del vostro Paese, anche se esso era stato tra i primi a ricevere la luce del Vangelo”.

“Decenni di atroci sofferenze e di durissime persecuzioni contro cattolici, ortodossi e musulmani”. A fronteggiare le quali, in prima linea, vescovi e preti, suore e padri e madri di famiglia, che oggi l’Albania cristiana e non solo ringrazia assieme a Papa Francesco:

“Quanti cristiani non si sono piegati davanti alle minacce, ma hanno proseguito senza tentennamenti sulla strada intrapresa! Mi reco spiritualmente a quel muro del cimitero di Scutari, luogo-simbolo del martirio dei cattolici dove si eseguivano le fucilazioni, e con commozione depongo il fiore della preghiera e del ricordo grato e imperituro. Il Signore è stato accanto a voi, carissimi fratelli e sorelle, per sostenervi”.

Quarantacinque anni nelle catacombe della propria coscienza – l’unica chiesa inviolabile perché le chiese di pietra erano stalle e caserme – e poi la rinascita. “Oggi – riconosce Papa Francesco fra tanti applausi – le porte dell’Albania si sono riaperte e sta maturando una stagione di nuovo protagonismo missionario per tutti i membri del popolo di Dio”:

“Oggi sono venuto per rendervi grazie per la vostra testimonianza e, anche, sono venuto per incoraggiarvi a far crescere la speranza dentro di voi e intorno a voi. Non dimenticatevi l’aquila. L’aquila non dimentica il nido, ma vola alto. Volate alto! Andate su (…) aprendo i vostri cuori a Cristo, a Dio, al Vangelo, all’incontro con Dio, all’incontro fra voi come lo fate e con il quale incontro date testimonianza a tutta l’Europa”.

Sulle labbra del Papa riaffiora in modo significativo il “non abbiate paura” di Giovanni Paolo II, che 21 anni fa venne in Albania a posare la prima pietra della Chiesa che rinasceva. “Non abbiate paura di rispondere con generosità a Cristo che vi invita a seguirlo” è l’invito di Francesco, che parla alla folla con la semplicità di un papà a dei figli che hanno fatto pace dopo un periodo di divisione:

“Non dimenticate le piaghe, ma non vendicatevi. Andate avanti a lavorare sulla speranza di un futuro grande. Tanti tuoi figli e figlie hanno sofferto anche fino al sacrificio della vita. La loro testimonianza sostenga i tuoi passi di oggi e i tuoi passi di domani sulla via dell’amore, sulla via della libertà, sulla via della giustizia e soprattutto sulla via della pace”.

Già all’omelia della Messa, ma più ancora all’Angelus che la conclude, Papa Francesco ricorda come l’Albania sia riconosciuta come “il popolo più giovane dell’Europa”. Ed è quindi ai giovani che dedica le considerazioni che precedono la recita dell’Angelus. Parole che sono un atto di fiducia e uno sprone a non ripetere gli errori del passato:

“Con la forza del Vangelo e l’esempio dei martiri, sappiate dire no all’idolatria del denaro – no  all’idolatria del denaro! – no alla falsa libertà individualista, no alle dipendenze e alla violenza; e dire invece sì alla cultura dell’incontro e della solidarietà, sì alla bellezza inseparabile dal bene e dal vero; sì alla vita spesa con animo grande ma fedele nelle piccole cose. Così costruirete un’Albania migliore e un mondo migliore”.








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