2014-09-21 09:34:00

Celebrazione di avvio dell'anno giubilare guanelliano


Al via l’anno giubilare per il centenario della morte di San Luigi Guanella (1915-2015) con una concelebrazione solenne, domenica 21 novembre, presso la basilica di San Giuseppe al Trionfale, presieduta dal cardinale Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata. Tra le iniziative per l’anno giubilare, anche la “formazione sul carisma”, con incontri iniziati da agosto: approfondimenti biblici e teologici, ma anche visita ai luoghi natali del fondatore, laboratori ed incontri con alcune comunità guanelliane. Presenti venti giovani confratelli provenienti da Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Filippine, India, Cile, Argentina e Paraguay. Federico Piana ha intervistato don Mario Carrera, postulatore generale dell’Opera San Guanella:

R. – Il clou di tutte le manifestazioni sarà proprio l’anno prossimo, nel mese di novembre, in modo particolare, per poter avere anche la presenza dei nostri confratelli e consorelle, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza, che lavorano all’estero. Quindi il novembre del 2015 sarà un mese davvero carico di iniziative, di convegni, di assemblee internazionali. Il 12 novembre è previsto un incontro con il Santo Padre, per celebrare degnamente anche la festa di quel giorno, della Divina Provvidenza. Le nostre suore hanno appunto questo titolo: “Figlie di Santa Maria della Provvidenza”.

D. – Perché è importante questo anno giubilare?

R. – Prima cosa, un centenario evidentemente è la validità e l’anima di un carisma, che resiste davvero nel tempo. Aprire, poi, un anno centenario significa non soltanto rivisitare un patrimonio, attraverso il percorso della memoria, ma visitare questo patrimonio con gli occhi di meraviglia e anche la voglia di scoprire nel passato uno stile, che deve diventare anche il nostro stile, non facendo una fotocopia di quello che ha fatto don Guanella; che sia davvero la sua presenza e il suo carisma, la sua esperienza di carità una bussola che possa illuminare il cammino, orientarlo verso un servizio di carità sempre più attivo, sempre più evangelico nei confronti appunto dei poveri.

D. – Per chi non conosce San Luigi Guanella vogliamo tracciare una sorta di ritratto, se così possiamo dire, anche delle virtù, che lo hanno portato poi ad essere Santo?

R. – Io vorrei iniziare con quello che 99 anni fa il cardinale Ferrari, il beato cardinal Ferrari, il giorno del funerale di don Guanella disse, un po’ retoricamente: “Se io dovessi chiamare don Luigi e gli volessi chiedere come vorrebbe essere chiamato, lui mi direbbe ‘servo della carità’”. Davvero questo filone di carità è stato l’anima di tutta la sua vita di prete e di parroco prima e poi anche di fondatore alla ricerca di miserie da soccorrere. Lui diceva che non ci si può fermare, se ci sono dei poveri da soccorrere. Lui quindi non tanto ha aspettato che i poveri andassero da lui, ma è andato lui a cercarli, perché tutto, ogni sofferenza, ogni lacrima, ogni disagio, potesse essere soccorso e lui sarebbe stato lì pronto, come buon samaritano. Don Guanella nasce nel 1842, diventa prete nel 1866 in momenti particolari, in momenti in cui inizia anche il periodo dell’industrializzazione, l’agricoltura va in crisi, le miserie aumentano, le difficoltà non hanno confine e i ragazzi, soprattutto, e le persone povere, gli handicappati, sono davvero il rifiuto di questa società. Lui si fa, quindi, davvero padre e madre di questi ragazzi, di queste fanciulle, per poter dare loro la possibilità di respirare, cioè il sorriso della vita. Ed è un’assistenza non soltanto materiale, ma un’assistenza che ha una pedagogia dentro, che studia cioè davvero tutte le qualità, le possibilità che queste persone hanno, perché si possano sviluppare e crescere e quindi partecipare alla vita sociale.








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