2014-09-20 16:00:00

Francesco in Albania: una Chiesa giovane e vitale, un popolo rafforzato dalla sofferenza


"Francesco arriva in Albania per rendere omaggio alle sofferenze di un popolo. Attraverserà la via principale di Tirana, dove sono state affisse le immagini dei 40 sacerdoti uccisi dalla dittatura comunista. Noi cattolici albanesi speriamo che sia accelerato il loro processo di canonizzazione. Soprattutto per lasciare un segno alle nuove generazioni". Così, don Gjergj Meta, responsabile della comunicazione per la visita del Papa in Albania, racconta l'attesa per questo quarto viaggio apostolico internazionale di Francesco, il primo in Europa. "Il Santo Padre - prosegue don Gjergj - sottolineerà e incoraggerà, poi, la capacità di collaborazione e convivenza tra cattolici, ortodossi e musulmani che caratterizza l'Albania. Nel 1912, all'atto dell'indipendenza, il primo ministro era musulmano, il viceministro cattolico e i segretari ortodossi. E questa capacità di dialogo è intatta".

"Rispetto alla visita di San Giovanni Paolo II, nel 1993, quando Tirana aveva solo 300mila abitanti, oggi la capitale conta un milione e duecentomila persone ed è la città in cui vive il maggior numero di cristiani", spiega Klaudia Bumci, inviata della Radio Vaticana. "La Chiesa, che allora era appena uscita dal comunismo, è, in questi anni, cresciuta e ha sviluppato le sue strutture dedite alla carità, all'educazione e alla sanità. Oggi deve soprattutto dedicarsi alla cura delle anime". "Francesco - riprende don Gjergj Meta - trova una Chiesa giovane e vitale. Dal Papa ci aspettiamo un incoraggiamento nella valorizzazione dei laicato, e in particolare del ruolo della donna, in una società ancora in gran parte patriarcale. E soprattutto una spinta per il superamento del clericalismo, per vivere davvero nella Chiesa come popolo di Dio, secondo gli insegnamenti del Concilio".

"Quella di Papa Francesco è una visita che rappresenta un incoraggiamento per una Chiesa giovane che è emersa dalle catacombe del comunismo ed è in crescita, vuole sentirsi sempre più parte ella Chiesa universale", commenta padre Raffaele Lanzilli, gesuita, per 22 anni in Albania nelle diocesi di Tirana e Scutari. "Ma è anche - aggiunge - un riconoscimento della capacità che questa Chiesa ha avuto di restare salda nella fede, anche nel momento della prova, e del suo desiderio di aderire sempre più alla sequela di Cristo". "Oggi, la sfida è conservare questa fede pur in una realtà mutevole. E i cattolici albanesi hanno le potenzialità per poterlo fare". "Sono molto riconoscente nei confronti degli albanesi e ho imparato molto da loro", aggiunge padre Lanzilli. "Sia dai cattolici, sia da persone appartenenti ad altri credo religiosi. Ho imparato da loro la capacità di resistere alle difficoltà della vita, la capacità di restare umili e di guardare alla storia con occhi penetranti, per riconoscere la presenza del Signore e incarnare il motto ignaziano che invita a trovare Dio in tutte le cose". "I decenni del comunismo, e prima i secoli della dominazione turca, hanno lasciato in Albania le ferite della sfiducia in sé stessi e nel futuro. La diffidenza nei confronti degli altri. Ma ci sono tanti tesori nei cuori di questa gente. Abbiamo molto da imparare da chi ha sofferto come loro". "Anche le giovani generazioni, che non hanno vissuto la dittatura - conclude padre lanzilli -, seppur attirate dalle luci di un benessere vuoto, hanno molto da dire ai loro coetanei di tutto il mondo. C'è tanta forza di amare nel cuore di tanti giovani albanesi". 








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