2014-09-20 13:13:00

Ebola in Sierra Leone. Padre Boa: tra povertà e paura diamo speranza


Cresce la paura per l’epidemia di ebola in Sierra Leone. Proclamato un coprifuoco dal 19 al 21 settembre per tentare di arginare l’impetuosa diffusione del virus. Mancano farmaci e personale medico. Sulla difficile situazione sanitaria e sociale Antonio Elia Migliozzi ha raggiunto telefonicamente in Sierra Leone padre Maurizio Boa missionario giuseppino nel martoriato Paese africano. 

R. - L’impressione è la paura. Ed è una paura grande; si sta in casa, se si esce si cerca di non toccare nessuno. Si calcola che normalmente ogni giorno si registrano dai 20 ai 30 casi nuovi. Tuttora si dice che le persone infette siano state 1500 di cui 500 morte. Queste sono cifre approssimative, non riusciamo a sapere il numero dei morti, questa è la notizia che viene fuori. In questi tre giorni di silenzio - venerdì, sabato e domenica in cui si è obbligati a stare in casa a riflettere - dei “team” ebola stanno passando casa per casa per controllare la situazione, a rassicurare la gente che è sì una malattia grave, ma che ci si può curare se viene presa in tempo. Abbiamo vissuto 10 anni con la paura della guerra; ora stiamo vivendo questo periodo con questa paura. La città di Freetown è affollata di gente che cerca rifugio ma che non sa dove trovarlo. Oggi purtroppo la situazione è questa: la gente vede il nemico nel fratello, nel vicino, in chi ti ama; nessuno ti tocca, non accarezzi neanche i bambini e il nemico - l’ebola - avanza invisibile, letale, reale e si vede; si vede e si sente soprattutto nell’urlo delle sirene che vanno e vengono in continuazione.

D. - Come state aiutando la popolazione in questo difficile contesto?

R. - Noi non stiamo aiutando la popolazione dal punto di vista medico, se non dal pulpito delle chiese dicendo loro quelli che sono i modi di evitare il contagio. Poi confortiamo la gente, diamo un po’ di speranza. Vedo che qui pregano volentieri, ci si mette insieme a pregare: altro non si può fare. Ci sono i Centri appositi per ebola. La sanità è al collasso e non è la prima. Quella della Sierra Leone è stata una sanità significativa: tutto è a pagamento quindi gli ospedali, i Centri medici non sono visti con grande gioia. Adesso sono chiusi. Moltissimi ospedali, quelli non governativi, sono chiusi: ordine del governo. Restano aperti gli ospedali governativi e la gente non sa dove andare a curarsi quando sta male e ha anche paura di andare nei Centri aperti perché sono luoghi dove appena vedono u po’ di sangue, febbre o altro, pensano subito ad ebola, non a malaria, tifo o a sintomi di gravidanza.

D. - Quali ripercussioni sta avendo questa epidemia di ebola sulla vita sociale ed economica della Sierra Leone?

R. - L’economia è al collasso. Noi lo avvertiamo dall’aumento incontrollato dei prezzi; ogni giorno c’è un prezzo diverso. Chiunque fa il prezzo che vuole. Già prima non c’era lavoro, adesso per le strade i ragazzi che vendono acqua fresca, quattro banane, un pacchetto di caramelle o altro, sono aumentati a dismisura. Attorno ad ogni macchina si vedono una decina di ragazzini con qualcosa in mano da vendere. Non c’è più il modo per mangiare il cibo quotidiano. Diventa difficile anche questo. Più che pensare alla malattia ebola direttamente, noi come missione pensiamo alla povertà della gente, a quelli che non hanno nulla da mangiare, a coloro che hanno bisogni immediati. Queste situazioni a cui nessuno pensa perché adesso la cosa importante è ebola. Le Caritas diocesana di Freetown e di Makeni sono in prima linea proprio nella sensibilizzazione contro l’ebola e anche nell’aiuto con i loro ospedali, con i loro Centri, nell’aiuto sanitario. Penso che la Chiesa sia in tanti sensi in prima linea in questa situazione e la gente avverte questa nostra vicinanza.

 

Per tutte le necessità sanitarie della sua parrocchia in Sierra Leone, padre Maurizio Boa ha aperto un fondo. Le offerte possono essere inviate al Bonifico bancario intestato a: Murialdo World onlus, codice IBAN: IT 17 E076 0103 2000 0100 1330 032, causale: emergenza Ebola - Sierra Leone








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