2014-09-19 12:47:00

Yangoon. L'arcivescovo: stop a tratta esseri umani in Myanmar


Stop al traffico di esseri umani. È l’appello rivolto dall’arcivescovo di Yangoon, Charles Maung Bo, al governo del Myanmar. Secondo ong internazionali, questo commercio abbietto è ritenuto dilagante nel Paese birmano. L’Osservatore Romano riferisce che l’appello del presule giunge mentre le autorità locali intendono vietare temporaneamente ai cittadini birmani di recarsi a Singapore per lavoro, poiché sono allarmanti le notizie di abuso e sfruttamento dei lavoratori domestici che avvengono in quella città. Secondo monsignor Bo, “occorre proteggere i giovani dal traffico e da ogni forma di schiavitù. La tratta di esseri umani è un inferno virtuale per milioni di persone vulnerabili.

Ogni anno più di un milione di birmani sono vittime della tratta e circa 400 mila donne sono costrette a diventare schiave del sesso”. Il mondo, prosegue il presule, “è già responsabile della vergogna della perpetuazione della schiavitù sotto tutte le sue forme moderne; ma il Sudest dell’Asia rimane la parte più vulnerabile del mondo in questo campo”.

Secondo dati recenti, negli ultimi venti anni più di tre milioni di persone sono state costrette a emigrare in condizioni molto pericolose. “I nostri giovani – ha affermato mons. Maung Bo – sono fuggiti dalla povertà, dalla guerra, dalla persecuzione, dalla mancanza di istruzione e di lavoro. Come sfollati o rifugiati, tre milioni di nostri concittadini hanno dovuto abbandonare le loro case. E centinaia di nostre ragazze languono nelle baraccopoli dimenticate in Paesi stranieri”.

Quelli che “gestiscono il traffico di esseri umani – ha denunciato ancora – hanno molto da guadagnare dal traffico della nostra gioventù innocente del Myanmar. Li vendono come merce, sono lavoratori privi di documenti nelle piantagioni in Malesia, sottopagati e sfruttati in Thailandia, oggetti di desiderio nei mercati del sesso in Thailandia e Cina, o ancora ‘mogli provvisorie’ gettate in pasto a ricchi uomini dei Paesi vicini, in modo che esse diano loro dei figli prima di essere gettate come un fazzoletto sporco nella spazzatura e tornare a casa, distrutte nel corpo e nello spirito”.

“Esortiamo il governo, la società civile e i leader religiosi – ha concluso il presule – ad affrontare la minaccia del traffico di esseri umani. Comunità, istituzioni e gruppi religiosi devono sensibilizzare la popolazione su questi problemi e fare una campagna a fianco del governo affinché sia messo in atto un efficace controllo delle frontiere. Le vittime, anche quelle che sono state rimpatriate, hanno bisogno di essere sostenute, curate e riabilitate”. (A.D.C.)








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