2014-09-17 13:42:00

Scozia. Referendum sull'indipendenza: sondaggi, in testa i 'no'


In Scozia, alla vigilia dello storico referendum del 18 settembre sull'indipendenza, tre sondaggi indicano il fronte del 'no' in leggero vantaggio sugli indipendentisti. Un rilevamento condotto per il Daily Telegraph vede gli unionisti in testa con il 52% e il fronte del 'sì' al 48%, con l'esclusione degli indecisi. Così anche un sondaggio pubblicato su Scotsman e un rilevamento condotto per il Daily Mail. Dopo 4 mesi di campagna elettorale, che ha visto in prima linea il premier scozzese e capofila del fronte indipendentista, Alex Salmond, e l'ex ministro delle Finanze britanniche, il laburista Alistair Darling, leader della campagna 'Better together', che si oppone all'indipendenza - l’esito del test di domani non appare affatto scontato. Oltre 4 milioni gli elettori; le urne saranno aperte dalle 7.00 alle 22.00 locali. Giada Aquilino ha intervistato David Willey, corrispondente in Italia della Bbc:

R. - Credo che in questo momento sia molto difficile fare una previsione. Ma certamente è stato uno dei referendum più contestati nella vita politica del Regno Unito negli ultimi anni. C’è ovviamente un enorme interesse soprattutto in Scozia, ma anche il governo britannico è dovuto intervenire perché dava per certo che i “no” avrebbero vinto facilmente. E invece il distacco è estremamente minimo. Fino all’ultimo momento non sapremo come finirà.

D. - Quali sono i nodi cruciali? Cosa influenzerà poi la decisione degli scozzesi?

R. - I temi riguardano soprattutto la sopravvivenza del Regno Unito in quanto tale. Il Regno Unito ha una storia lunga di almeno tre secoli. Gli scozzesi sono cinque milioni; il Regno Unito conta oltre 60 milioni di abitanti. Nonostante questo, la Scozia ha una reputazione molto forte nell’industria, nelle guerre del passato, nella vita culturale del Paese e anche nella vita politica. Non dimentichiamo che ci sono stati tanti uomini politici scozzesi che sono ancora membri o ex membri del governo britannico.

D. - La questione delle risorse, il petrolio del Mare del Nord, la sterlina come valuta: quale di questi fattori sarà poi determinante?

R. - Credo che la divisa avrà un’influenza molto importante, perché anche le principali banche scozzesi hanno detto che trasferiranno il loro quartier generale in Inghilterra se il “sì” vincesse. E c’è anche la possibilità che in una Scozia indipendente i prezzi nei negozi aumentino.

D. - I leader dei principali partiti britannici hanno fatto fronte comune, pubblicando sulla stampa scozzese la loro promessa a concedere maggiori poteri alla Scozia, a garantire una condivisione delle risorse in maniera equa e assicurando l’impegno nel riconoscere al governo scozzese la decisione sul finanziamento del servizio sanitario nazionale, che è una questione molto sentita. Che promesse sono queste?

R. - Queste sono promesse molto importanti, perché gli scozzesi in un certo senso ne uscirebbero vincitori sia in caso di vittoria del “sì”, sia in caso di vittoria del “no”, perché avrebbero la garanzia da parte del governo britannico che i poteri del Parlamento scozzese - che esiste già - saranno aumentati.

D. - Quale sarebbe il futuro della Scozia nell’Unione Europea? Londra potrebbe mettere il veto per un ingresso nell’Unione? E poi si potrebbero riaccendere focolai di separatismo nel resto d’Europa?

R. - Se i “sì” vincessero, credo che ci sarebbe un effetto europeo. Ad esempio in Catalogna, che rivendica la propria indipendenza dal governo spagnolo e così anche in altri Paesi d’Europa. Tutto ciò fa ricordare che l’Europa è una realtà molto complessa, con dei nazionalismi che forse sono stati dimenticati nel passato ma che non vanno via. I governi centrali dei vari Paesi europei dovrebbero fare più attenzione a questi nazionalismi locali, che fanno parte del mosaico europeo.

D. - Quanto al veto di Londra per un eventuale ingresso della Scozia nell’Unione Europea?

R. - Non credo possa succedere. Se vincono i “sì” la cosa più importante riguarderà la questione della divisa: ci saranno dei lunghi negoziati - credo - sia con il governo britannico, sia con l’Unione Europea. Credo che ad ogni modo ci saranno dei cambiamenti nei mesi prossimi, sia che vinca il “sì” sia che vinca il “no”.








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