2014-09-16 17:13:00

Renzi sulle riforme: siano veloci, altrimenti al voto


Renzi sembra puntare tutto sulla riforma del mercato del lavoro per agganciare la ripresa. Il premier è intervenuto oggi prima alla Camera e poi al Senato, ribadendo la necessità di cambiare subito anche la legge elettorale. Giampiero Guadagni

Parla al Parlamento italiano ma si rivolge anche a Bruxelles. Renzi fissa a febbraio 2018 la scadenza naturale del suo governo. I Mille giorni, assicura, non sono un tentativo di dilazione ma l'ultima chance per l'Italia. Intanto, afferma, serve la nuova legge elettorale. Ma no al voto anticipato; ipotesi, aggiunge, che gli potrebbe personalmente convenire ma da prendere in considerazione solo se il Parlamento non fosse capace di fare le riforme.  

Anzitutto quella del lavoro. Non ci saranno più lavoratori di serie A e di serie B, dice Renzi, per il quale i problema non è il reintegro legato all'articolo18 ma la semplificazione della giungla delle regole. Il premier vuole accelerare e non esclude un decreto, ipotesi osteggiata con forza dalla minoranza del Pd, dal Movimento 5 Stelle dalla sinistra; e guardata invece con favore dall’altra opposizione, quella di Forza Italia e Lega, e dal Nuovo Centrodestra.

Nel programma di legislatura il premier inserisce anche la legge sui diritti civili e la riforma della Rai. Ma a far discutere è anche quella che viene definita la svolta garantista del premier, che chiede la fine dello scontro ideologico sulla giustizia e aggiunge: un avviso di garanzia non può cambiare il corso della politica. 

La riforma del mercato del lavoro assume un’importanza particolare per la maggioranza. Alessandro Guarasci ha sentito il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini

R. – Servono nuove regole per il mercato del lavoro, ma ci vuole anche dell’altro: cioè, ci vogliono misure che incentivino l’economia, che diano ripresa … ci vogliono gli investimenti … Perché non è reintroducendo o togliendo l’articolo 18 che si crea più occupazione …

D. – Lei che cosa si aspetta, allora, nei prossimi mesi: una revisione dell’Irap, un intervento forte su un fisco più familiare che dunque possa aiutare veramente a rilanciare i consumi …

R. – Le condizioni del Paese sono drammatiche. Il calo del pil, più la situazione del debito pubblico non ci mette in condizione di poter pensare a un fisco più leggero, non ci mette in condizione di poter pensare a ridurre il carico dell’Irap, cosa che noi abbiamo chiesto da tempo come misura indispensabile per diminuire il costo del lavoro. Qui bisogna aggredire il debito pubblico, bisogna aggredire la spesa pubblica, soprattutto facendo anche cose diverse. Noi andiamo dicendo da tempo che ci vuole una riforma della pubblica amministrazione, che ci vuole una riforma della spesa pubblica, che ci vuole più sussidiarietà perché attraverso un maggiore protagonismo dei cittadini e dei corpi sociali noi riusciamo anche a creare delle economie che ci mettano in condizioni, poi, di poter intervenire sul fisco, sull’Irap e su altro. Secondo, bisogna gestire al meglio gli investimenti: questi investimenti, queste risorse dall’Unione Europea vanno gestiti al meglio per tentare di creare un po’ di lavoro e rimettere in moto un Paese che è fermo, soprattutto nel settore dei grandi lavori, delle opere pubbliche …

 








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