2014-09-16 14:02:00

Mons. Nzapalainga: bene Onu, ma centrafricani siano protagonisti pace


La nuova forza delle Nazioni Unite in Centrafrica (Minusca) ha ufficialmente preso ieri il comando del mantenimento della pace nel Paese, sostituendo la forza militare africana Misca. La forza Onu avrà a disposizione, in questa prima fase, 7.600 uomini, ma in totale arriverà a contare 12.000 unità tra soldati e poliziotti. Sul ruolo avuto dalla Misca, Christelle Pire ha sentito mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui:

R. - La Misca a portée une solidarieté …
La Misca ha portato una solidarietà africana dove i centrafricani  erano in difficoltà, presi nei loro conflitti interni, non riuscivano più a parlarsi senza uccidersi; la Misca si è fatta da intermediario per mettere fine alle uccisioni, alle violazioni dei diritti umani, agli stupri, ai massacri di massa. A questo livello bisogna essere riconoscenti, perché se non ci fosse stata la Misca forse avremmo conosciuto il peggio. Allo stesso tempo, la Misca è anche una forza africana. Molte forze africane hanno difficoltà al livello di materiali. Le forze africane in certi ambiti erano abbandonate a se stesse e questo ha mostrato i loro limiti. Ecco perché era arrivato il momento che subentrasse un'altra forza, dell’Onu.

D. - Ci sono ancora violenze nel Paese. Pensa che queste nuove forze che sono sotto l’autorità dell’Onu saranno più capaci di calmare le tensioni?

R. -  Les forces qui sont venues sous l’autorité …
Le forze dell’Onu potrebbero essere anche un miliardo o anche di più! Ma se i centrafricani non prendono coscienza che questo Paese ci appartiene, che siamo chiamati a vivere insieme, anche se fossero un miliardo i soldati dell’Onu, non riuscirebbero a fare nulla. Le forze della Misca devono essere un punto di riferimento, per dare sostegno ai centrafricani nei loro sforzi di riconciliazione. Penso che i soldati siano i benvenuti, ma la prima riposta deve venire dal Centrafrica.

D. - Ci sono state delle manifestazioni che chiedevano ai francesi dell’operazione Sangaris di lasciare il Paese, passando le consegne alla Misca. La Francia ha iniziato a lasciare il Centrafrica a partire dalla fine dello scorso anno. Questo contribuirà a calmare le acque?

R. - Je pense que il faut qu’on ne se trompe pas d’adversaire …
Credo che dobbiamo fare attenzione a non sbagliare “nemico”: il primo nemico siamo noi centrafricani quando cominciamo a seminare l’odio, la vendetta; quando cominciamo a diffamare: questo è il nemico che dobbiamo combattere! Certo, gli altri che sono venuti qui, hanno avuto i loro limiti, non hanno saputo risolvere tutti i nostri problemi. E ora, noi cerchiamo dei capri espiatori. Non voglio giustificare nessuno, ma lo dico perché noi, come centrafricani, ricominciamo daccapo. Quello che è accaduto ormai è accaduto; ora, in prima linea ci siamo noi, i centrafricani; i francesi hanno concluso la loro missione. In alcune circostanze i soldati della missione Sangaris hanno avuto un ruolo importante: due settimane fa c’è stato un incidente stradale; i soldati sono venuti con l’elicottero e hanno portato i feriti in ospedale, salvando delle vite. Non bisogna nascondere la faccia: bisogna dire la verità. Hanno fatto anche cose positive. Se poi ci sono stati errori, è un’altra questione: è umano. Ma non bisogna fermarsi a questo, bisogna andare avanti. Bisogna guardare piuttosto al compito che era stato affidato e che è stato realizzato: dare una certa stabilità per preparare la missione dell’Onu che è appena arrivata.








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