2014-09-15 14:06:00

Ucraina: scontri nell'est, filo-russi denunciano violazione tregua


In Ucraina orientale, vacilla la tregua siglata nei giorni scorsi tra il governo e i ribelli filo-russi. Quest’ultimi riferiscono della morte di 11 loro miliziani e di sei civili a Donetsk. Intanto nell’ovest del Paese prendono il via le esercitazioni sotto il comando Usa, a cui partecipano diversi Paesi della Nato e Kiev annuncia che sono in arrivo armi proprio dai Paesi dell’Alleanza Atlantica. Marco Guerra:

Scontri a fuoco e colpi di mortaio si sono registrati a più riprese da ieri sera a Donetsk, la principale roccaforte dei filorussi in Ucraina orientale. Stamane anche gli  osservatori dell'Osce hanno denunciato di essere finiti sono il fuoco dell’artiglieria mentre pattugliavano la zona del mercato Putilovka. Uno dei leader dei separatisti che hanno firmato la tregua con l'esercito ucraino avanza dubbi sull'opportunità di portare avanti i negoziati di pace con il governo di Kiev, accusandolo di violare il cessate il fuoco. Tuttavia, sempre i filo-russi si dicono pronti ad un nuovo scambio di prigionieri con le forze di Kiev.  E sempre stamani sono iniziate nell’ovest del Paese manovre militari sotto il comando degli Stati Uniti, alle quali partecipano 1.300 soldati di 12 Paesi Nato e tre non appartenenti all’Alleanza Atlantica. Sul fronte politico, il presidente ucraino Petro Poroshenko ha sottoposto oggi al parlamento l'accordo di associazione tra Kiev e Ue. La ratifica è prevista per domani. Il Cremlino comunica che "le potenziali conseguenze negative" di questa intesa sono state discusse dal presidente Putin con il Consiglio di Sicurezza russo. E in vista delle elezioni politiche del 26 ottobre, Il partito filo-russo delle Regioni ha detto che non parteciperà al voto poiché, secondo il suo leader Boris Kolesnikov, non è possibile votare in 44 distretti dell’Est dove è in corso la guerra. Un quarto del Paese rischia quindi di non essere rappresentato nel nuovo parlamento. Infine, i ministri degli Esteri di Russia, Francia e Germania hanno approfittato della presenza in contemporanea alla conferenza sull’Iraq a Parigi per un colloquio a tre sulla crisi ucraina. Per un’analisi della situazione sul terreno e a livello politico sentiamo il commento di Paolo Calzini, docente di Studi Europei, alla John Hopkins University di Bologna:

R. - È una tregua indubbiamente fragile perché il fronte è molto frastagliato, ci sono forze non regolari da una parte e dell’altra e quindi le possibilità di rotture locali sono evidenti. Mi sembra però che ci sia un interesse generalizzato, sia fra le parti avverse ucraine che fra Occidente e Russia, affinché la tregua tenga. Quanto poi questa tregua sia la premessa di un processo - per quanto lento, contraddittorio e difficile - per arrivare ad una soluzione di compromesso è difficile dirlo, perché, al di là dei richiami alla distensione di molte parti, le posizioni, da una parte dei governativi di Kiev e dall’altra dei separatisti, sono per ora non conciliabili. Infatti il governo di Kiev vuole ristabilire il controllo e l’integrità territoriale sull’insieme dell’Ucraina e i separatisti tentano di mantenere una posizione di autonomia in questa regione - se non proprio di separazione - con il supporto della Russia che chiaramente è intenzionata a mantenere un’area di influenza all’interno dell’Ucraina futura.

D. - Sono iniziate questa mattina ad Ovest del Paese manovre militari sotto il comando Usa alle quali partecipano 12 Paesi Nato e tre non membri dell’alleanza. In che ottica vanno lette queste esercitazioni?

R. - Fanno parte dell’escalation dimostrativa - e niente di più - da parte dei Paesi occidentali - e in questo caso è interessante che non sia la Nato ufficialmente, ma un gruppo di Paesi appartenenti alla Nato ed alcuni esterni - per dare il senso al governo ucraino di un sostegno, potenzialmente militare. C’è anche questo progetto di rifornimenti di armamenti … Perché il fatto è che la tregua è stata ottenuta rivelando che le parti avverse non giocano ad armi pari, in quanto le armi separatiste possono contare su un appoggio diretto militare russo mentre questo non avviene per le parti ucraine. Di fatti la tregua è basata su un riequilibrio della situazione sul campo che ha stabilizzato a favore dei separatisti la situazione nella regione del Dombas e sul mare di Azov. Credo che questo sia il massimo che la Nato può fare adesso, perché la Nato non può e non vuole intervenire direttamente in un conflitto che vede coinvolta la Russia. Resta evidente il fatto che l’ipotesi, che era stata avanzata da Kiev, di arrivare rapidamente alla riconquista dell’area separatista è fallita e non credo che nella nuova situazione questo possa cambiare. Quindi si va incontro ad una situazione complessa in cui bisognerà rilanciare il dialogo diplomatico e non lasciare il discorso unicamente al rapporto tra le armi.

D. - Poi c’è anche il percorso di avvicinamento di Kiev all’Europa. Si gioca anche lì una partita molto grande …

R. - Sì, si gioca una partita molto grande perché l’Ucraina è un Paese con oltre 40 milioni di abitanti e quindi peserebbe sugli equilibri interni all’Europa; all’interno dell’Ucraina i problemi delle riforme democratiche sono di un’entità straordinaria. In poche parole, l’essere fortemente anti-russi non si traduce, come dire, “meccanicamente” in posizioni che corrispondono ai valori europei. In Ucraina esistono situazioni di corruzione e di tensione, soprattutto la gravissima tensione di carattere etnico tra la maggioranza ucraina e quella russofona, che non sono le premesse per arrivare alla costituzione di uno Stato democratico ucraino che possa presentarsi con le carte in regola in  l’Europa.








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