2014-09-15 12:04:00

21 anni fa l'assassinio di don Puglisi. Artale: un seme che ha prodotto frutti


Ventuno anni fa veniva assassinato dalla mafia a Palermo don Pino Puglisi. Beatificato il 25 maggio 2013, oggi viene ricordato nel capoluogo siciliano con diverse iniziative, tra cui l’apertura del nuovo anno scolastico nell’Istituto Comprensivo Statale che porta il suo nome alla presenza del premier Matteo Renzi e nel pomeriggio una Messa nella Cattedrale presieduta dal cardinale Paolo Romeo. Tiziana Campisi ha chiesto a Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro, fondato dal Beato Puglisi, quali frutti continuano a maturare dopo la sua morte:

R. – Continua a lasciare frutti e noi ne raccogliamo tantissimi. La sua beatificazione lo ha universalmente riconosciuto come colui che ha saputo seguire le orme del suo Cristo. Padre Puglisi ha fatto tante cose, ha piantato tanti semi; purtroppo lui non li ha visti crescere, però, da lassù, li ha visti sicuramente sbocciare e fiorire, e vede che questi frutti li stiamo condividendo con la gente che lui amava tanto.

D. – Il segno più visibile è il Centro Padre Nostro, che continua a promuovere attività, manifestazioni, iniziative... Oggi cos’è questo Centro?

R. – Il Centro era il suo sogno, era lo strumento che lui aveva pensato, ideato per stare vicino alla gente povera, alla gente che aveva bisogno. In 21 anni il Centro è riuscito a realizzare il sogno di padre Puglisi: la vicinanza agli anziani, la vicinanza ai bambini, alle mamme vittime di abusi e maltrattamenti, ai detenuti, a tutte le fasce sociali deboli. Il Centro, oggi, offre tanti servizi - non soltanto a Palermo - abbiamo realizzato attività ad Agrigento, a Trapani, a Marsala, con mense dedicate agli immigrati, agli ex detenuti, a detenuti in esecuzione penale esterna. Quel seme che lui ha piantato, quell’idea del Centro di accoglienza Padre Nostro, è esploso nella sua totalità. Certo, ci sarebbe bisogno di tante persone di buona volontà che continuino l’opera, perché ormai ci sono i servizi avviati, ci sono le strutture, però, abbiamo sempre l’esigenza di avere tanti volontari che continuino la sua opera.

D. – Diverse le iniziative, in questi giorni, per ricordare l’anniversario della morte di padre Pino Puglisi; fra le tante, questa mattina, la piantumazione di un albero...

R. - La piantumazione di un albero nel Giardino della Memoria, dove ci sono gli alberi di Falcone, di Borsellino e di tante vittime della mafia. Padre Puglisi è un segno, sicuramente per tutta la Chiesa universale, ma è anche un segno per chi continua a lottare contro la mafia.

D. – E la casa di padre Puglisi, oggi, è una casa museo...

R. – Arrivando a piazzale Anita Garibaldi, si vede una statua che lo raffigura, si vede il medaglione che indica il luogo preciso dove è caduto padre Puglisi e poi casa sua. Non abbiamo voluto fare un museo tradizionale. E’ una casa con tutti i suoi affetti, con le sue cose, i libri, i suoi vestiti e paramenti; dove la gente si raccoglie in preghiera. La nostra più grande emozione, oltre a quella della famiglia che ci ha dato la possibilità di rimettere in quella casa le cose che gli erano rimaste – i mobili e gli affetti personali di padre Puglisi – sono i tanti amici di Puglisi che si rivedono su quel divano amaranto, su quella poltroncina un po’ sgangherata, dove hanno trascorso ore e ore con il beato Puglisi, a parlare. E lui che li ascoltava. Oggi, abbiamo voluto dedicare questo luogo a tutti.

D. – Ad un anno dalla beatificazione di padre Puglisi, il 21.mo anniversario della sua morte come viene vissuto?

R. - Viene vissuto come sempre: con grande gioia, perché raccontiamo i frutti che ha dato padre Puglisi, ma anche con grande dolore, perché chi l’ha conosciuto sente un vuoto. Chi non l’ha conosciuto però può continuare a parlare con lui. Noi lo facciamo conoscere attraverso la sua opera. Abbiamo realizzato alcune attività all’interno delle carceri, regalando momenti di serenità; abbiamo voluto fare queste cose proprio dove c’è sofferenza, dove c’è la reclusione di chi deve stare lontano dalla società civile. Padre Puglisi voleva stare vicino a queste persone ed è quello che noi continueremo a fare.

D. – Ci può ricordare una delle frasi che padre Puglisi soleva ripetere?

R. – Se ognuno fa qualcosa, se facciamo comunità, se facciamo comunione, le cose le possiamo realizzare. Il centro ha dimostrato, in questi 21 anni, che mettendo insieme persone di buona volontà, istituzioni, autorità politiche e terzo settore si realizzano tantissime cose. Molte volte, però, questa frase viene citata ma non viene poi messa in pratica. Se le istituzioni e la politica cominciassero veramente a fare ognuno la loro parte – per quelle che sono le rispettive competenze – allora, penso che noi potremmo veramente cambiare non soltanto Brancaccio. 








All the contents on this site are copyrighted ©.