2014-09-14 12:40:00

Is decapita ostaggio britannico. Minacce a Europa e cristiani


Un altro ostaggio nelle mani dei militanti dello Stato Islamico (Is) è stato decapitato nelle ultime ore: si tratta del britannico David Heines, che era scomparso in Siria un anno fa. Gli estremisti minacciano anche i cristiani e “gli alleati dell’America”. Il servizio di Roberta Barbi:

L’Europa, la coalizione voluta da Obama, i cristiani: non risparmiano le minacce i militanti dell’Is nel video di due minuti e 27 secondi diffuso in rete con la decapitazione del cooperante britannico David Heines e in un altro video reperito nel web con il titolo “Contro l’Europa e i cristiani in Siria”, ma poi ritirato, di cui anche per gli esperti del monitoraggio di internet è difficile stabilire l’autenticità. Il copione è sempre lo stesso: promesse di guerra e appello ai kamikaze affinché indossino le cinture esplosive contro l’Occidente che reagisce con nuovi raid Usa su Siria e Iraq e con la promozione di una coalizione unita contro l’estremismo islamico, per ora sottoscritta da 10 Paesi arabi e 30 Nazioni. Importantissimo, a questo proposito, il sostegno ricevuto dall’Egitto di Al Sisi durante la missione al Cairo del segretario di Stato americano Kerry. E proprio di rappresaglia contro l’adesione della Gran Bretagna all’alleanza, parla la voce nel video dell’esecuzione di Heines, terzo a perdere la vita in un mese, dopo i giornalisti americani Sotloff e Foley, mentre è già stata annunciata l'intenzione di uccidere un nuovo ostaggio, l’inglese Alan Henning. E su quella che sembra una vera e propria escalation di violenza dei militanti dello Stato Islamico abbiamo chiesto un commento a Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:

R. – Credo che, paradossalmente, queste atroci esecuzioni dimostrino che lo Stato Islamico è intimorito forse più di quello che ci sembri, perché mi pare che queste esecuzioni siano messaggi lanciati non a Cameron e non a Obama, come dicono i boia, ma siano invece lanciati al resto del mondo islamico per dimostrare “noi non abbiamo paura, noi resisteremo, noi non ci facciamo intimorire dalla reazione occidentale”. Il che, ovviamente, dimostra che la paura e il timore ci sono.

D. – Il video diffuso in rete contiene anche un messaggio “agli alleati dell’America”, cioè alla coalizione voluta da Obama e che per ora comprende 10 Paesi arabi e 30 Nazioni. Cosa è lecito aspettarsi?

R. – Dalla coalizione è lecito aspettarsi un intervento militare rapido, incisivo e intelligente, dove per intelligente io intendo un intervento che non ripeta gli errori di passate coalizioni guidate dagli americani che hanno prodotto, in Medio Oriente, quasi esclusivamente disastri. Da parte invece dell’Is, quello che io mi attendo di fronte a questa reazione – se avverrà e quando avverrà – è che si sbandi, si disperda; ma noi dovremo fare attenzione a non darlo per finito, perché questi movimenti non sono eserciti regolari: sono movimenti fluidi, sono movimenti che possono sciogliersi nella popolazione e riagglomerarsi in caso di necessità.

D. – Sono stati minacciati direttamente anche i cristiani, soprattutto quelli che vivono nell’area, se non si convertiranno all’Islam. Com’è la situazione, oggi?

R. – La situazione, per i cristiani, è drammatica. D’altra parte, è drammatica almeno dal 2003, dalla guerra nell’Iraq. In tutti questi anni, i cristiani iracheni sono stati decimati – nel senso letterale del termine – o costretti all’esilio, o costretti a diventare profughi interni nello stesso Iraq. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso, perché anche in quelle zone nelle quali i cristiani iracheni erano riusciti a ritirarsi a una vita sicuramente non bella, ma almeno possibile, adesso sono merce a rischio per la presenza dell’Is. Però chi si occupa e si preoccupa dei cristiani oggi avrebbe fatto bene a preoccuparsene anche negli anni scorsi.

D. – Si può fermare questo esodo?

R. – Temo che fermare l’esodo dei cristiani dal Medio Oriente sia molto difficile, in queste condizioni, perché non si può chiedere alle persone, a degli esseri umani, di immolarsi sull’altare di una presenza storica, di una presenza non solo legittima, ma doverosa, perché i cristiani sono parte integrante di queste Nazioni.








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