2014-09-14 12:34:00

Il Papa all'Angelus: guerra, pazzia da cui non abbiamo imparato


Nell’odierna festa dell’Esaltazione della Santa Croce, il pensiero del Papa all’Angelus in Piazza San Pietro è andato ai cristiani perseguitati per la loro fede e, subito dopo, alle vittime di tutte le guerre, ricordando il pellegrinaggio di ieri a Redipuglia, e alla Repubblica Centroafricana, dove domani avrà inizio una missione di pace dell’Onu. Il Pontefice, dopo aver spiegato che nella Croce di Gesù è rivelato “l’amore di Dio per l’umanità”, ha salutato anche le coppie appena unite in matrimonio nella Basilica di San Pietro. Il servizio di Giada Aquilino:

La guerra, “una pazzia dalla quale l’umanità non ha ancora imparato la lezione”. Di fronte alla Croce di Gesù, che “esprime tutta la forza negativa del male” e “tutta la mite onnipotenza della misericordia”, Papa Francesco ha preso spunto dal pellegrinaggio di ieri al Cimitero austro ungarico e al Sacrario militare di Redipuglia per riflettere sugli “spaventosi” numeri della Grande Guerra e dei conflitti in generale e pregare per le vittime:

“Si parla di circa 8 milioni di giovani soldati caduti e di circa 7 milioni di persone civili. Questo ci fa capire quanto la guerra sia una pazzia! Una pazzia dalla quale l’umanità non ha ancora imparato la lezione, perché dopo di essa ce n’è stata un’altra, seconda, mondiale e tante altre che ancora oggi sono in corso. Ma quando impareremo, noi, questa lezione? Invito tutti a guardare Gesù Crocifisso per capire che l’odio e il male vengono sconfitti con il perdono e il bene, per capire che la risposta della guerra fa solo aumentare il male e la morte”!

Quindi il Pontefice ha invitato a pensare “con commozione” ai tanti “fratelli e sorelle che sono perseguitati e uccisi a causa della loro fedeltà a Cristo”:

“Questo accade specialmente là dove la libertà religiosa non è ancora garantita o pienamente realizzata. Accade però anche in Paesi e ambienti che in linea di principio tutelano la libertà e i diritti umani, ma dove concretamente i credenti, e specialmente i cristiani, incontrano limitazioni e discriminazioni. Perciò oggi li ricordiamo e preghiamo in modo particolare per loro”.

Il Papa ha spiegato il senso dell’esaltazione della Croce di Gesù, in cui - ha detto -“si è rivelato al massimo l’amore di Dio per l’umanità”. Il Padre, ha aggiunto ricordando il Vangelo odierno di Giovanni, ci ha “dato” il Figlio per salvarci: Gesù è morto in Croce “a causa della gravità del male che ci teneva schiavi”, ha proseguito. Egli è stato “fedele fino alla fine al disegno d’amore del Padre”: per questo “ Dio ha ‘esaltato’ Gesù, conferendogli una regalità universale”. La Croce quindi non è il suo fallimento, “in realtà segna la sua vittoria”. Guardando alla Croce, dunque, contempliamo il segno dell’amore infinito di Dio per ciascuno di noi e la radice della nostra salvezza”:

“Da quella Croce scaturisce la misericordia del Padre che abbraccia il mondo intero. Per mezzo della Croce di Cristo è vinto il maligno, è sconfitta la morte, ci è donata la vita, restituita la speranza. Questo è importante: per mezzo della Croce di Cristo ci è restituita la speranza. La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza”!

Per questo la Chiesa “esalta” la santa Croce e noi cristiani “benediciamo con il segno della croce”, ha spiegato ancora il Papa:

“Noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E’ questa è la nostra speranza”.

Poi, il Santo Padre ha voluto ricordare la Repubblica Centrafricana, sconvolta da una anno e mezzo di sanguinose violenze. Domani, ha detto, comincerà la missione voluta dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu “per favorire la pacificazione del Paese e proteggere la popolazione civile, che sta gravemente soffrendo le conseguenze del conflitto in corso”:

“Mentre assicuro l’impegno e la preghiera della Chiesa cattolica, incoraggio lo sforzo della Comunità internazionale, che viene in aiuto dei Centroafricani di buona volontà. Quanto prima la violenza ceda il passo al dialogo; gli opposti schieramenti lascino da parte gli interessi particolari e si adoperino perché ogni cittadino, a qualsiasi etnia e religione appartenga, possa collaborare per l’edificazione del bene comune. Che il Signore accompagni questo lavoro per la pace”.

Alla Vergine Addolorata, che sarà celebrata nella liturgia, il Pontefice ha affidato “il presente e il futuro della Chiesa, perché tutti sappiamo sempre scoprire ed accogliere il messaggio di amore e di salvezza della Croce di Gesù”, e le coppie che, poco prima nella Basilica di San Pietro, aveva avuto “la gioia di unire in matrimonio”. Infine i saluti a tutti i fedeli e i pellegrini giunti in Piazza San Pietro.








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