2014-09-13 11:24:00

Benedetto XV contro l'inutile strage. Giovagnoli: Papa profetico


Benedetto XV, eletto Papa poco dopo l'inizio della Prima Guerra Mondiale, cercò in tutti i modi di fermare il conflitto. Celebre il suo appello del primo agosto 1917, quando definì la guerra come “inutile strage”. Per questo fortissimo impegno per la pace fu molto osteggiato. Luca Collodi ne ha chiesto il motivo allo storico Agostino Giovagnoli, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:

R. – E’ stato osteggiato perché la sua presa di posizione, nei confronti della guerra e della famosa definizione della “guerra come inutile strage”, ha urtato tutte le cancellerie europee, tutti i governi europei, perché metteva in evidenza l’assurdità della guerra e quindi le responsabilità di tutti gli Stati; e questo ha provocato, contemporaneamente, la reazione negativa di tutti coloro che invece avrebbero voluto tirare il Papa dalla propria parte e invece si sono ritrovati sul banco degli accusati.

D. – Da sottolineare la nota, la famosa nota ai capi dei popoli belligeranti, del primo agosto 1917, dove il Papa non si limitava a un appello generico alla pace ma dava anche proposte concrete ai belligeranti...

R. – Esatto e questo è certamente un elemento che ha urtato i belligeranti. In realtà, questa sua imparzialità, questo suo invito alla pace, è stato di volta in volta sgradito agli uni e agli altri, e alla fine un po’ a tutti. Ma, rimane, invece, validissimo il ruolo che il Papa ha svolto, cioè di essere una voce super partes - quindi con il rischio di essere sgradita, appunto, alle parti – ma proprio perché super partes credibile nel proporre la pace e anche nell’indicare vie concrete attraverso cui raggiungerla.

D. – Benedetto XV può essere definito il Papa “sconosciuto” del ‘900?

R. – E’ stato meno conosciuto di altri, meno valorizzato di altri e questo ci spinge a riconsiderare con attenzione la sua figura che, credo, sia stata appiattita un po’ troppo sul ruolo del diplomatico. In realtà, invece, è stato anche un Papa “profetico” proprio in questa sua nettezza, che non ha riguardato solo gli appelli pubblici per via diplomatica e governi, ma anche tanti atteggiamenti concreti attraverso cui lui ha evitato che la Chiesa – diciamo anche la religione cristiana, più in generale – venisse coinvolta in una guerra che non ha risparmiato mezzi e che quindi ha cercato anche di usare la religione a fini di guerra, di propaganda e di mobilitazione. Lui, nei fatti, è stato il primo Papa che ha rotto con la tradizione della guerra giusta, proprio perché ha intuito che la guerra moderna, la guerra mondiale, globale è una guerra in se stessa, intrinsecamente, sbagliata, qualunque siano i motivi: perché i mezzi sono tali da rendere drammatiche, terribili le conseguenze. Benedetto XV non ha teorizzato la fine della guerra giusta, ma l’ha nei fatti superata e questo resta un elemento di grande interesse, perché da lui parte poi una riflessione concreta: penso anche a figure importanti del cattolicesimo italiano che vanno da don Luigi Sturzo a don Primo Mazzolari - che erano dentro la logica della guerra giusta, durante la Prima Guerra Mondiale – ma, proprio davanti all’esempio del Papa, hanno cominciato una riflessione estremamente interessante che li ha portati entrambi ad assumere posizioni in difesa della pace, motivate proprio da ragioni cristiane, dai motivi della fede.








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