2014-09-12 14:59:00

Redipuglia. Mons. Redaelli: inutili stragi ancora oggi


Primo atto della visita del Papa al Sacrario di Redipuglia, sarà la preghiera nel vicino cimitero austro-ungarico di Fogliano, dove riposano le spoglie dei caduti austriaci e ungheresi. Luca Collodi ha intervistato a questo proposito l'arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli:

R. - Sì, perché a Redipuglia certamente c’è il grandissimo Sacrario con i caduti italiani - più di 100 mila - ma a 500 metri di distanza, nello stesso comune, c’è il cimitero austroungarico con circa 15 mila vittime dell’altra parte: quindi il fatto che il Papa visiti anzitutto questo e poi quello italiano dice che il Papa ovviamente non si schiera da nessuna parte, ma vuole ricordare i caduti di qualunque guerra e non solo di quelle del passato, ma anche di quelle odierne.

D. - Il Papa viene a pregare per i morti di tutte le guerre e invocare il dono della pace per tutti i popoli. E’ l’occasione di una preghiera universale per la pace questa visita …

R. - Assolutamente! Penso che sia proprio una visita che vuole ricordare l’anniversario della Prima Guerra Mondiale, ma lo ricorda pensando all’oggi. Quindi quella che è stata questa inutile strage - come diceva Papa Benedetto XV - purtroppo si sta riproponendo ancora, in maniera appunto frammentata, ma altrettanto inutile e altrettanto strage e con l’uccisione di tante persone innocenti.

D. - Si parla molto di questo centenario della Prima Guerra Mondiale: c’è molto turismo, si va nelle trincee, si cerca di ricordare storicamente in questa occasione… Ma lei su questo ha voluto puntualizzare qualcosa: ha scritto una lettera per la pace…

R. - Sì, perché certamente c’è l’interesse storico, l’interesse turistico, ci sono tutti questi interessi a distanza di cento anni, ma in una terra come Gorizia questo ricordo è ancora vivo: è ancora molto vivo … Abbiamo dei sacerdoti, anche piuttosto anziani, che hanno visto - anche di recente - la foto del papà in divisa austriaca; quasi tutte le chiese qui della zona sono state distrutte e poi ricostruite dopo la Prima Guerra Mondiale… Quindi qui si sa cosa è la guerra! E quindi si sa anche cosa è la guerra di oggi. Nella lettera ho cercato di sottolineare delle azioni concrete anche per lavorare per la pace, non soltanto ricordare il passato.

D. - Vogliamo restare proprio in queste terre, di cui lei è pastore: sono terre di confine, segnate dalla violenza e non solo per la Prima, ma anche per la Seconda Guerra mondiale. Oggi nel Nordest italiano, sloveno e croato si respira aria di riconciliazione?

R. - Certamente sì! Si sono fatti notevoli passi avanti, anche il confine che divede in due la città di Gorizia non c’è più: ormai è normale passare da una parte all’altra. Certo, c’è anche tutto un cammino di purificazione della memoria, perché ci sono ancora persone che ricordano certi fatti dolorosi, dall’una e dall’altra parte. C’è la necessità di fare comunque un cammino di conoscenza, perché - nella lettera che si citava prima - ho detto, per esempio, una cosa forse banale, ma fondamentale: è più facile sparare ad una categoria che ad un volto conosciuto. Quindi l’importante è conoscersi fra persone e offrire occasioni di relazione. Noi stiamo cercando, anche con le diocesi vicine, di avere dei rapporti molto cordiali ed avere occasioni anche per pregare insieme, di avere occasioni anche per riflettere insieme.








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