2014-09-10 14:19:00

Ebola: in Liberia misure della Chiesa per evitare il contagio


Non si arresta l’epidemia di Ebola in Africa Occidentale. Secondo l’ultimo bilancio fornito dall’Oms, il bilancio delle vittime è salito a circa 2.300 morti. mentre sono 4.293 i casi confermati di contagio. Tra i Paesi più colpiti: Guinea, Liberia, Sierra Leone, Nigeria e Senegal. Sempre secondo l’Oms “molte migliaia di nuovi casi sono attesi in Liberia nelle prossime settimane”, dove la diffusione del virus sembra ormai fuori controllo. Il servizio di Marco Guerra:

L’ultimo allarme arriva da uno studio dell'università di Oxford, secondo cui l’emergenza Ebola in Africa potrebbe non essere limitata solo ai cinque Paesi più colpiti fino oggi, ma estendersi ad altri 15. Questa possibilità, molto concreta secondo la ricerca, è legata ai pipistrelli della frutta diffusi nella foresta africana e consumati tra la popolazione. L’allerta segue quella lanciata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che prevede migliaia di nuovi casi nelle prossime settimana in Liberia, il Paese finora più colpito con oltre 1.200 decessi. In Liberia, avverte l’Oms, gli interventi convenzionali per il controllo dell'epidemia, “non stanno avendo un impatto adeguato” ed i “Paesi che stanno  supportando la risposta contro Ebola devono prepararsi ad intensificare i loro attuali sforzi di 3-4 volte”. Gli Usa intanto hanno sbloccato altri 10 milioni di dollari portando a 100 milioni lo sforzo complessivo sostenuto finora. Ma sulla situazione in Libera e l’impegno della Chiesa locale per evitare la diffusione del virus sentiamo suor Annarita Brustia, delle Missionarie della Consolata, rientrata da pochi proprio dalla Liberia: 

R. - La popolazione è un po’ nel panico in questo momento perché l’Ebola si sta diffondendo molto velocemente. Inizialmente, gran parte della popolazione pensava che si trattasse di avvelenamenti, … Non di Ebola. Non riuscivano a capire cosa fosse questa “Ebola”. Ma adesso ovunque ci sono cartelli, perché Ebola è una realtà in Liberia. Per questo molta più gente adesso ci crede: prende le misure, prende più coscienza di questa malattia.

D. - Può dirmi quello che state facendo voi? Ha visto casi? La gente è preoccupata?

R. - Sì, ho visto casi. Ad esempio a Dolo Town, nel mese scorso, in una chiesa c’è stata una conferenza alla quale tanta gente ha partecipato - circa duecento persone -. Tra queste persone c’era qualche persona infetta, forse perché avevano partecipato al funerale di qualche persona morta di Ebola. Comunque queste persone a loro volta, hanno infettato tante altre persone.

D. - Quindi anche la Chiesa sta sensibilizzando? Si stanno evitando contatti per quanto è possibile?

R. - Sì questo si fa, tutti lo fanno. In tutte le chiese nessuno dà il segno di pace, non ci si ammassa, si mantengono le distanze di almeno un metro tra una persona e l’altra, ci si lava le mani sempre con una soluzione di conegrina. In tutte le chiese, in tutti gli ambienti pubblici dove entra la gente, persino in casa nostra, c’è un secchio con un tappo rubinetto in cui ci si lava le mani prima di entrare in qualsiasi posto, perché la conegrina uccide questo virus. Altra precauzione: raccomandano tanto di non prendere parte ai funerali perché ci posso essere dei riti funebri dove si tocca il corpo del defunto. Anche il nostro arcivescovo è apparso in televisione insieme all’imam della Liberia e la Presidente raccomandando appunto di stare lontano, di non toccare mai il morto, perché c’è alto rischio di contagio. Persino le offerte! Una volta si andava in processione per portare le offerte davanti all’altare: adesso no, passa un cestino tra i banchi.








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