2014-09-09 10:35:00

Sagra musicale umbra. Intervento di Galli della Loggia sulla libertà


Dalle mutevoli e violente aggregazioni armate, che hanno reso il Medio Oriente una delle zone più instabili e insanguinate del pianeta, alla forza più sfumata ma non meno pericolosa di chi impone come inoppugnabile la “verità” della scienza e della tecnica. Hanno molte facce, oggi, i nemici della libertà. Un concetto di valore assoluto e variamente inteso sia in campo religioso che sociale e politico. Sul tema, lo storico Ernesto Galli della Loggia, tiene oggi una conferenza a Perugia, nell’ambito della 69.ma Sagra Musicale Umbra, dedicata proprio al tema della “libertà”. Alessandro De Carolis lo ha intervistato:

R. – Sono tante le persone, le forze, le ideologie contro la libertà. Da un punto di vista storico, si possono vedere – e naturalmente c’è da fare una carrellata – tutti coloro che, alla fine degli ultimi tre secoli in vari modi si sono opposti allo stabilimento di regimi costituzionali e liberaldemocratici, che oggi noi reputiamo essere quelli che hanno garantito storicamente la maggiore espansione della libertà in tutti i sensi. Oggi, i nemici della libertà sono sostanzialmente gli stessi: hanno nomi diversi e soprattutto collocazioni geografiche diverse. Possiamo dire che oggi i nemici della libertà sono soprattutto fuori dal contesto dell’emisfero Nord del pianeta, quindi soprattutto nel Sud del mondo e, a me sembra, che siano soprattutto – che non vuol dire esclusivamente – fuori dai confini euroatlantici, intesi in senso molto ampio. Perché si è contro la libertà? Si è contro la libertà per tantissimi motivi diversi e forse quello che più li riassume è il fatto di essere a favore di un’idea totalizzante che non lascia spazio in nessun modo alle dimensioni dell’individuo, delle scelte dell’individuo. Per fare un esempio: chi è dell’idea che se si nasce in una religione si deve restare per forza, tutta la vita, di quella religione – altrimenti si è colpevoli di apostasia e quindi si può essere puniti con la morte – questo è un nemico della libertà.

D. – Nel mondo di oggi, sempre più interconnesso, quali cambiamenti più evidenti al concetto di libertà lei ha riscontrato rispetto all’epoca, per così dire, “pre-globalizzata”?

R. – Oggi, ci sono vari nemici della libertà, sorti negli ultimi 20-30 anni, che prima non esistevano, o esistevano in maniera molto più attenuata. Il radicalismo religioso, che spesso ricorre al terrorismo e alla guerra, è senz’altro un nemico della libertà e questo sicuramente 30 anni fa esisteva in misura molto limitata. Ci sono però altri nemici più interni alle nostre società. Io, per esempio, penso che un nemico della libertà sia la “dittatura degli esperti”, coloro cioè che ci vogliono far credere che non c’è posto per la discussione su alcune cose perché la tecnica, la scienza hanno già deciso quale sia la verità. Da questo punto di vista l’accoppiata scienza-tecnologia – quella che si chiama anche “tecno-scienza” – oggi può essere considerata nelle nostre società uno dei pericoli significativi della libertà. Anche perché spesso si accompagna a quello che viene definito il “politicamente corretto”, cioè: è politicamente corretto – quindi accettato, convalidato dal consenso sociale – pensare come dicono gli esperti e questo pone un fortissimo vincolo di tipo socioculturale all’esercizio della libertà di pensiero.

D. – Torniamo a quelle forze totalizzanti che negano la libertà dell’individuo. Il confronto aspro con questo radicalismo di tipo integralista, religioso, armato, sta in qualche modo ripercuotendosi sul pensiero occidentale? Cioè, sta in qualche modo condizionandole in quelle che erano le sue convinzioni precedenti?

R. – Io direi che, forse proprio il confronto così aspro e cruento con queste forze di estremismo religioso radicale, sta portando a riconsiderare i fondamenti cristiani della libertà che si praticano nei Paesi dell’Occidente, di cui però le nostre società si erano alquanto dimenticate.

D. – I media hanno celebrato Papa Francesco come una voce di pace, forse l’unica vera, autorevole voce di pace: la pace che difende Papa Francesco può in qualche modo influire anche su quella che è la difesa del concetto, del pensiero di libertà?

R. – Penso che nelle intenzioni del Papa sicuramente sì. Il Papa quando parla di pace pensa a una pace con giustizia secondo il pensiero cristiano. Però, spesso poi la pace si stabilisce senza giustizia e questo naturalmente è il problema di chi cerca la pace.

D. – E quindi, ricercare la pace non significa necessariamente difendere la libertà...

R. – Lo può significare ma può anche non significarlo, dipende appunto dai contesti e dipende dalla capacità di portare avanti queste due cose che è difficilissimo, perché la libertà è qualcosa in fondo di più complesso della pace, un valore molto più complesso. Se in una guerra uno dei due contendenti vince, si ha una situazione di pace, la guerra cessa e quindi tecnicamente c’è la pace. Ma il vincitore può essere anche un nemico della libertà, allora si ha la pace ma non si ha la libertà.








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