2014-09-09 14:04:00

Rinviato processo Asia Bibi. P. Bhatti: giudici trovino coraggio, serve giustizia


E' stato rinviata al 16 ottobre l'udienza nel processo a carico di Asia Bibi, la donna pachistana che da 5 anni è in carcere perché accusata di blasfemia, e purtroppo non è l’unica in una situazione di questo tipo. Dati recenti parlano di circa 400 casi, di questi il 20-25% coinvolge cristiani: si tratta di una percentuale molto alta in un Paese a maggioranza musulmana. I legali di Asia Bibi sono comunque ottimisti perché, nonostante l’assenza degli avvocati dell’accusa, ora si procederà con le argomentazioni finali in forma scritta. Al microfono di Benedetta Capelli, l’ex ministro cristiano pachistano Paul Bhatti, fratello di Shahbaz ucciso dagli integralisti islamici:

R. – Chiaramente ogni volta che c’è una sentenza, c’è anche la speranza che magari venga fatta giustizia. Allora anche in questo caso si sospettava che venisse rinviata ma speriamo intanto che succeda qualcosa di positivo nelle prossime udienze. Nel Paese anche la giustizia è sotto pressione ma questo non giustifica il fatto che persone, come Asia Bibi, non debbano avere giustizia. Finché non ci sarà giustizia e uguaglianza anche per le minoranze, finché non ci sarà libertà religiosa in Pakistan, il Paese non potrà mai avere serenità e armonia. Sono molto dispiaciuto che non si riesca ad uscire da questa condizione nella quale le autorità politiche e gli estremisti fanno sentire la loro pressione sulla giustizia. Questo è triste, molto triste.

D. – C’è comunque un aspetto positivo in questo rinvio, perché una possibilità affinché questo processo giunga al termine c’è …

R. – Sì, penso di sì. Si sta discutendo: penso che ci siano abbastanza pressioni sullo Stato, sulla giustizia, adesso che la forza degli estremisti sta diminuendo un po’. E’ stata fatta un’operazione nel Nord del Pakistan, nel corso della quale sono state distrutte tantissime fabbriche di estremisti che producevano armi, di terroristi che le usavano in nome della religione... La loro forza in Pakistan è comunque diminuita drasticamente nelle ultime due, tre settimane; perciò, può pure darsi che questa situazione possa portare giustizia e anche più coraggio nei giudici in Pakistan, specialmente per coloro che seguono casi come quello di Asia Bibi.

D. – Un caso, non dobbiamo dimenticare, dietro al quale c’è il dolore di una donna, il dolore di una famiglia, c’è il dolore di una madre...

R. – Sono quasi cinque anni che ormai sta andando avanti il processo. I sacrifici sono stati tantissimi: quello di mio fratello, quello del governatore del Punjab … Inoltre, ci sono stati interventi della comunità internazionale, non solo per Asia Bibi come persona, ma come simbolo. E’ un donna che ha subito violenza, una persona povera; questo va contro ogni diritto fondamentale dell’essere umano e non può succedere. Anche supponendo che questa possa essere la verità, c’è anche il perdono nell’islam, l’islam è comunque una religione di riconciliazione.

D. – Ci sono voci di sostegno da parte dei leader islamici per quanto riguarda la vicenda di Asia Bibi ma anche per quanto riguarda la vicenda di tante altre persone che sono accusate ingiustamente di blasfemia?

R. – Sì, ci sono ma per qualche motivo non parlano. Nel 1992 la Corte della Sharia aveva deciso che la legge sulla blasfemia era anti islamica. Successivamente, tantissimi musulmani che ho incontrato quando ero al governo sostenevano queste politiche, sostenevano che questa legge sbagliata.

D. – Oggi, il Pakistan sta vivendo un momento di particolare tensione politica. Questo è un pericolo per le minoranze religiose? Oggi come vivono queste minoranze nel Paese?

R. – Come moltissime persone che sperano in un miglioramento, in un cambiamento in Pakistan. Ci sono gruppi che protestano davanti al Parlamento chiedendo le dimissioni dell’attuale primo ministro e un nuovo cambiamento … Del resto, se il Paese soffre, chiaramente, i cristiani, i poveri e gli emarginati soffrono molto di più. Non so se quello che stiamo vedendo sia del tutto negativo, o se possa invece essere un cambiamento per portare in Pakistan la pace ed i diritti uguali per tutti.








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