2014-09-09 14:25:00

Il Patriarca Sako: intervento internazionale, da soli non ce la facciamo


Il patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphaël I Sako è intervenuto all’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio ad Anversa, in Belgio. Ha parlato della fede forte dei cristiani iracheni, che resiste nonostante le persecuzioni. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

R. - Siamo forti, perché per noi la fede, il credere non è una ideologia, non è una speculazione. Credere è amare! E questo è diverso. Qui, purtroppo, la gente pensa che la religione sia fuori tempo. Questo vuoto qui è molto pericoloso per noi. La gente ci dice che il cristianesimo in Occidente è finito: ma non è vero! Sono scandalizzati. Dicono: “Allora il cristianesimo non è una vera religione … E’ l’Islam. Bisogna islamizzare il mondo”. Penso che anche questi giovani fondamentalisti jihadisti che arrivano dall’Occidente per entrare nell’Is e in altri gruppi siano più pericolosi degli arabi, perché loro cercano un ideale, formare uno Stato islamico con una morale e un ideale.

D. - Come si risponde a questo? Con l’invito al dialogo e alla pace, così come si sta indicando qui ad Anversa…

R. - Ci sono due livelli. Quando parliamo della pace capiamo che cosa è la pace e il dialogo. Ma l’altro deve sapere, deve essere cosciente che cosa vuole dire dialogo e pace; deve impegnarsi non solo con le parole, ma nel concreto. Purtroppo, talvolta, alcuni usano un doppio linguaggio: “la nostra religione (musulmana, ndr) – dicono - è la religione della pace e della tolleranza…”. Ma bisogna leggere in maniera simbolica e mettere le cose nel contesto storico: oggi non si possono prendere le cose e attuarle alla lettera, perché il contesto è cambiato. Come noi facciamo con la Bibbia. C’è una interpretazione, un’esegesi, e loro devono fare questo per la formazione nelle scuole e per la formazione di una nuova generazione, altrimenti l’Islam non ha futuro: devono capire dove stanno andando. Dappertutto ci sono problemi, violenza … e i cristiani vanno via. E dopo questi jihadisti andranno ad uccidere i loro fratelli. Già lo fanno. Penso che il mondo musulmano sta vivendo una crisi.

D. - Il mondo musulmano che è qui, però, all’incontro di Sant’Egidio parla con altre parole: chiede l’incontro, ripudia la violenza…

R. - Non sono realisti! Devono avere il coraggio di dire le cose come sono e cercare soluzioni. Loro devono imparare dalla nostra esperienza: se l’Islam vuole essere accettato e avere un avvenire, deve essere aggiornato. Oggi, con questa mentalità, con questa ideologia che combatte la vita e la cultura, il realismo dov’è?

D. - Però oggi l’Islam dell’Is come lo si ferma?

R. - E’ appoggiato da tanti: dunque hanno soldi, tanti soldi; hanno armi sofisticate; hanno molti militari. Da dove vengono? Perché? Cosa vogliono? Cosa hanno fatto i cristiani? I cristiani del Medio Oriente hanno contribuito molto, molto, alla cultura araba e musulmana. Bisognerebbe rieducare la gente a vivere insieme, in convivenza, con responsabilità, con rispetto. La cittadinanza? Non c’è! Quello che adesso gioca di più è la religione! La prima religione, la seconda o la terza religione… E questo non è giusto!

D. - La Stato iracheno come si comporta nel proteggere i suoi cittadini cristiani? Ritiene davvero che ci sia bisogno di una protezione internazionale?

R. - Ci vuole un intervento militare internazionale, prima di tutto. Il governo centrale è incapace, perché adesso non controlla che la metà del Paese: controlla Baghdad e il sud; ma Mosul, Ramadi, il Kurdistan? C’è un esercito di professionisti, ci sono tante milizie… Tutto è settario. L’Is è uno Stato molto forte, ben preparato e hanno le armi… Non possiamo riuscire da soli!








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