"Tanto più la crisi economica e, ancor prima, quella antropologica preoccupano ciascuno di noi, tanto più si ha il bisogno di ritrovare il balsamo della speranza e della fiducia". Questo lo scopo del volume del cardinale Saraiva Martins “La santità è possibile – Nascono per non morire” edito dalla Libreria Editrice Vaticana: oltre 130 tra omelie e relazioni, articolate nelle quattro macro sezioni “Santi”, “Beati”, “Venerabili e Servi di Dio” e “Sante Spigolature”. Per comprendere gli scopi del libro, con prefazione del cardinale Angelo Sodano, Paolo Giacosa ha intervistato l’autore, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito – dopo una guida decennale – della Congregazione delle Cause dei Santi:
R. - Lo scopo del libro è soprattutto ricordare che la Chiesa è chiamata alla santità. Questo è il primo concetto che ho cercato di approfondire. Quando diciamo che la Chiesa deve essere santa, dobbiamo tenere presente che la Chiesa non è una realtà astratta ma concreta: la Chiesa siamo tutti noi. Sono concetti che, durante i miei anni di prefettura, ho cercato di approfondire sotto vari aspetti in occasione delle varie Beatificazioni e Canonizzazioni.
D. - Come si può riuscire a coinvolgere il singolo sul messaggio della chiamata universale alla santità delineato dalla Lumen Gentium?
R. – Molte volte si parla di santità e di umanità come se fossero due realtà contrapposte e sovrapposte: è uno sbaglio. La santità e l’umanità in realtà sono unite in modo inscindibile: inseparabili! La santità, ho detto molte volte, è la pienezza dell’umanità. I santi sono coloro che vivono in pienezza la loro umanità. Essere santo vuol dire essere battezzato. La vocazione battesimale è essenzialmente vocazione alla santità, tanto che Giovanni Paolo II diceva: “Domandare ad un catecumeno: tu vuoi essere battezzato? equivale a domandargli: tu vuoi essere santo? Tutti i battezzati sono chiamati alla santità”.
D. - La prefazione del libro, firmata dal cardinale Sodano, sottolinea il valore apologetico della santità nella Chiesa, che non potrebbe esistere senza il continuo intervento di Dio ...
R. – Certamente la Chiesa non può agire senza il continuo intervento di Dio. La Chiesa non potrebbe esistere senza essere santa: perché? La ragione è molto semplice: se la Chiesa è il Corpo mistico di Cristo, se la Chiesa è Cristo, allora è chiaro che sul volto della Chiesa si dovrebbe specchiare la santità di Cristo.
D. - Qual è il santo che l’ha maggiormente colpita? Quello che porta nel cuore ...
R. - Mi hanno colpito tanti santi, portati agli altari durante la mia prefettura, perché la santità è unica, ma il modo di vivere questa santità è diverso in ognuno di noi. Quindi, ogni santo ha un aspetto peculiare, particolare, personale della santità. Un santo che certamente mi ha affascinato è Madre Teresa di Calcutta, che è stata beatificata durante la mia prefettura. E lei è un modello si santità! Lei ha detto molte volte che la santità non è niente di speciale: “Chi ama diventa santo”. L’amore è identificato con la santità: è un’affermazione teologica molto profonda. Poi tutti i martiri sono ammirevoli. Dare la vita per Cristo, il tesoro più grande che abbiamo, che Dio ci ha dato, è straordinario! È commovente.
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