“Chiediamo alle parti in causa di rispettare il
proprio ruolo e di lavorare insieme al ripristino della sicurezza e della stabilità
politica”. Scrivono così, in un accorato appello per la pace, i vescovi del Lesotho,
piccolo Paese dell’Africa meridionale in cui nei giorni scorsi si è verificato un
colpo di Stato. Il 30 agosto,
infatti, l’esercito ha occupato il quartier generale della polizia e alcuni palazzi
del governo, costringendo alla fuga nel vicino Sudafrica il primo ministro, Thomas
Thabane, e nella capitale Maseru sarebbero anche stati avvertiti colpi d’arma da fuoco.
“Siamo a conoscenza degli ultimi sviluppi della situazione e dell’impasse politica
in cui versa il Paese”, scrivono ancora i vescovi che denunciano la brutale uccisione
di un poliziotto durante i disordini e il ferimento di molte persone.
Eletto nel maggio 2012 e da allora
alla guida di un governo di coalizione, il primo ministro Thabane nel giugno scorso
aveva sospeso il parlamento e cacciato il comandante dell’esercito, rimasto fedele
al vicepremier Mothetjoa Metsing, che i militari vorrebbero a capo di un nuovo governo
di coalizione. Le forze di polizia, invece, sarebbero fedeli all’attuale premier,
che pare - secondo fonti di agenzia - sia tornato nel Paese già da 4 giorni. Il Lesotho è una monarchia costituzionale retta da re Letsie III
che non si è pronunciato su quanto accaduto; i Paesi della regione, invece, hanno
dichiarato l’intenzione di monitorare la situazione e di auspicare quanto prima il
ripristino della legalità. (a cura di Roberta Barbi)
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