2014-09-06 14:19:00

Ucraina, rotta la tregua: scambio di accuse tra Kiev e filo-russi


In Ucraina, Kiev e filo-russi si accusano reciprocamente di aver violato la tregua. Intanto, al vertice Nato di Newport, in Galles, è stata decisa una risposta comune alla crisi ucraina e alla minaccia dell'autoproclamato Stato Islamico, nonché l’aumento delle spese militari di ogni singolo Stato membro. Il servizio di Marco Guerra:

Il vertice della Nato ha approvato il nuovo piano di difesa dell’alleanza che include una forza di intervento rapida multinazionale, che avrà cinque basi nei Paesi baltici, Polonia e Romania. Sarà “molto reattiva” e “avrà una presenza continua” nell'Est europeo, ha spiegato il segretario Rasmussen. "Un chiaro messaggio – ha aggiunto - ad ogni potenziale aggressore". A tale scopo è stato quindi chiesto a tutti i Paesi membri della Nato di aumentare le spese della difesa al 2% del Pil nazionale in 10 anni. Importante poi lo sforzo comune per combattere lo Stato Islamico, Obama annuncia la formazione di una grande coalizione internazionale che coinvolge anche diversi Paesi arabi, ma escludendo ancora un intervento con le truppe sul terreno. Intanto dopo la prima notte senza spari in Ucraina orientale, sembra vacillare la tregua firmata a Minsk tra Kiev e ribelli filo-russi. Stamane le prime accuse reciproche sulla violazione del cessate il fuoco. Finora sembrano provocazioni isolate. Infine Mosca ha detto che reagirà alle nuove sanzioni decise nella notte dai 28 ambasciatori dell’Ue. Ma per un commento sulle decisioni del vertice Nato. Sentiamo Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali all’università di Torino:

R. - La caduta del Muro di Berlino, la fine del bipolarismo, la fine dell’Unione Sovietica hanno avuto conseguenze immense. E io da allora mi chiedo: come mai in Occidente nessuno se ne preoccupa? Credemmo allora che il mondo fosse diventato un grande giardino, in cui fiorivano soltanto fiori e non problemi. Un po’ per volta, invece, ci siamo accordi che le cose non erano così semplici… Poi è arrivato Putin, sono successe tutte le cose che sappiamo. Putin si è trovato di fronte ad un Occidente o meglio a degli Stati Uniti estremamente fragili, deboli, poco attenti e ha capito che poteva anche fare dell’altro: nel 2008 aveva già occupato la Georgia, aveva affrontato la questione dell’Ossezia; poi c’è stata la Crimea e adesso questa situazione qui. Cosa si vuole fare ora, andare a fare la guerra a Putin? Adesso si tratterebbe non di dotarsi di grandi armi di pronto intervento, si tratterebbe di cercare di far ragionare ... non vedo a che cosa serve riarmarsi. Tra l’altro l’Occidente è infinitamente più potente della Russia dal punto di vista strategico-militare. Quindi il problema non è digrignare i denti: il problema è fare politica! Cosa che non si fa da tanti anni…

D. - L’altra decisione importante uscita dal Vertice, oltre a quella delle basi nei Paesi Baltici  e in Romania e Polonia, è l’impegno a portare la spesa militare al 2 per cento del Pil di ogni Paese membro della Nato…

R. - Ma cosa vuol dire il 2 per cento? Ogni Paese avrà le sue possibilità, le sue capacità, il suo ruolo. Per intenderci: ma che cosa mai gliene potrebbe importare al Portogallo di spendere molto di più, avendo le difficoltà che ha avuto? E agli Stati Uniti? Ma chiediamoci: perché gli Stati Uniti devono pensare di regolare il funzionamento del mondo? Sono rimasti attaccati all’idea che c’erano due grandi potenze, se ne va via una e ne rimane una sola: non è assolutamente così! Gli Stati Uniti non sono più lo Stato protettore del mondo occidentale, della libertà e della democrazia… Questi sono beni - e problemi conseguenti - che riguardano tutto il mondo. Se invece che dire aumentiamo tutti del 2 per cento la spesa militare, ci dicessimo diminuiamo tutti del 2 per cento, questo mi sembrerebbe una politica significativa. Aumentare gli armamenti mi pare assolutamente inutile e insignificante.

D. - Quindi il problema dell’Occidente è politico e non militare…

R. - Assolutamente! Guardi che è sempre così, anche durante una guerra la dimensione è sempre prevalentemente politica. Poi naturalmente ci sono gli strumenti militari, ma la guerra è politica! La politica deve essere fatta tutti i giorni! Cominciamo ad essere un po’ più attenti a quello che succede nel mondo e non affrontiamo i problemi soltanto dopo che sono scoppiati: dopo che sono scoppiati i problemi sono difficili. Bisogna, invece, fare politica tutti i giorni.








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