2014-09-03 14:19:00

Pakistan: ancora manifestazioni contro il premier Sharif


Il primo ministro pakistano, Nawaz Sharif, ha annullato la sua partecipazione al vertice Nato che si apre domani in Galles vista la crisi politica che ha travolto Islamabad. Nella capitale da giorni si susseguono manifestazioni  guidate dal Pti, il partito di opposizione dell'ex campione di cricket, Imran Khan, che chiede le dimissioni di Sharif. Anche ieri si sono verificati scontri con diversi feriti e dopo l’assalto al parlamento il governo ha parlato di “invasione e ammutinamento”. Il Pti già da qualche giorno ha anche il sostegno dell’esercito, impegnato tra l'altro nel Waziristan in una maxi-offensiva contro i talebani che ha portato, dal 15 giugno, all’uccisione di 910 ribelli.  Ma c’è il rischio di colpo di Stato? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Marzia Casolari docente di Storia dell’Asia all’Università di Torino:

R. – Questo non è mai da escludere in un Paese come il Pakistan. Sappiamo infatti che i colpi di Stato si sono succeduti con una certa regolarità. Diciamo che, da un lato, è in corso questo processo che possiamo vedere come un processo di tormentata e complessa normalizzazione di un Paese che non è mai stato normale. Dall’altro, però, c'è il persistere di entità molto potenti, molto forti come l’esercito. L’esercito, secondo me, ha un atteggiamento ambivalente, nel senso che è possibile che parti dell’esercito possano rivolgersi contro l’attuale governo, ma a me pare che una parte anche consistente delle Forze armate, invece, sia dalla parte del governo. Quindi, può succedere che alcune frange delle Forze armate possano effettivamente tentare di prendere il potere con la forza.

D. – I dimostranti continuano a chiedere le dimissioni di Sharif, accusato – lo ricordiamo – di brogli nelle elezioni del 2013, ma anche di essere coinvolto nell’uccisione di 14 manifestanti in giugno quando, sostanzialmente la protesta è esplosa a Islamabad. E’ di oggi anche la notizia che Sharif ha ritirato la sua partecipazione al vertice Nato che si apre domani nel Galles. Secondo lei, come si comporterà Sharif?

R. – Sharif è sempre stato un uomo abbastanza mite. Il fatto che Sharif non si presenti al vertice Nato è significativo perché è in ballo, rispetto al Pakistan, la questione dell’aspetto post-Nato dell’Afghanistan, che è forse la questione più cogente, in questo momento, nei rapporti tra il Pakistan e la Nato, ed è anche probabilmente il principale oggetto di discordia tra Imran Khan, che è il capo di questo movimento – il "Movimento per la giustizia" – che in questo momento si trova nelle piazze della capitale e delle principali città pakistane a protestare. La questione è proprio questa: il fatto che Sharif abbia deciso di non partecipare a quel vertice è un segnale, perché ciò che caratterizza il Movimento per la giustizia di Imran Khan è proprio il forte anti-americanismo.

D. – Parliamo di questi partiti all’opposizione che guidano la protesta. Uno, è il Pti ("Pakistan Tehreek-e-Insaf"), il cui leader è l’ex campione di cricket, Imran Khan. Perché sta raccogliendo così tanti consensi?

R. – Io credo che nei prossimi anni dovremo abituarci a vedere, a comprendere i processi politici in quei fenomeni politici in corso in molti Paesi, che sono poi fenomeni simili a quelli che accadono in Italia. Cioè, non esistono più leader politici, movimenti politici né partiti politici che facciano riferimento ad un background di tipo ideologico. Fanno però riferimento delle parole d’ordine e queste parole d’ordine sono “cambiamento”, “rinnovamento”, “giustizia”, “giustizia sociale”, “occupazione”, “sviluppo”… E’ un movimento molto forte nella zona del Nordovest del Paese, quindi nelle zone pashtun sostanzialmente, e raccoglie – questo movimento – le istanze più radicali del nazionalismo pashtun.

D. – Ovviamente, per il Pakistan è una novità, ma si può trovare un’analogia con altri gruppi, altri partiti politici simili a quello di Imran Khan in altri Paesi?

R. – Possiamo, per certi aspetti, paragonarlo ad analoghi movimenti che sono in corso  che sono avvenuti, per esempio, nel Paesi arabi. Penso al movimento di Piazza Tahrir o alle "primavere arabe"… Sono movimenti trasversali che raccolgono soggetti politici che magari fino a pochi anni prima non si sarebbero neppure sognati di mettersi insieme.








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