2014-09-03 20:02:00

Is: Obama prospetta intervento Nato


L’avanzata in Medio Oriente dei jihadisti del sedicente Stato Islamico allerta sempre più gli Stati occidentali. Dopo il video della decapitazione del secondo ostaggio americano, il fotoreporter Steve Sotloff, il presidente Obama prospetta un coinvolgimento della Nato per combattere l’Is. Mentre il presidente iracheno ha annunciato entro il 16 settembre una conferenza internazionale a sostegno del suo Paese. Il servizio di Roberta Gisotti

“Non ci faremo intimidire”, il commento di Obama, al video dell’orrore  ostentato al mondo intero dai miliziani jihadisti, ed ha aggiunto “faremo giustizia”. “Non cederemo mai al terrorismo”, gli ha fatto eco il premier britannico Cameron, preoccupato per la sorte di un altro ostaggio inglese, David Haines, mostrato nel video dell’Is. Obama - da Tallin in Estonia - ha auspicato di essere “più sistematici e più concentrati” sul modo di operare ed ha prospettato di coinvolgere la Nato per combattere sul piano regionale non soltanto l’Is ma anche le altre organizzazione terroristiche. Intanto il presidente iracheno, Masum ha annunciato una conferenza internazionale a Parigi a sostegno del suo Paese prima dell’apertura dell’Assemblea generale dell’Onu. Iniziativa concordata con il collega francese Hollande, che in una nota non esclude “se necessario” una risposta militare nel rispetto del diritto internazionale. Sul fronte occidentale antiterrorismo in Bosnia, sono stati arrestati 16 islamisti, nell’ambito di una vasta operazione contro il reclutamento di giovani da inviare in Siria ed Iraq nei gruppi jihadisti. 150 sarebbero già partiti e 20 sarebbero morti. Sul terreno l’esercito iracheno ha riconquistato la diga di al-Atheem, a nord di Baquba, capoluogo della provincia di Diyala, nelle mani dell’Is.

 

Dunque unanime è stata la condanna internazionale per il video drammatico della decapitazione che, a giudizio dello studioso Massimo Introvigne, non vuole far altro che provocare la reazione occidentale. Ascoltiamolo al microfono di Francesca Sabatinelli:

R. – Se leggiamo le pubblicazioni dello Stato Islamico e del califfo Ibrahim, come ora si fa chiamare il suo leader al Baghdadi, comprendiamo la logica terribile di quello che sta succedendo, perché per l’Is è molto importante la propaganda ed è molto importante differenziarsi da altri gruppi della galassia dell’Islam politico radicale.

D. – Lei ha sottolineato che, a dispetto di ciò che si dice nei video, e cioè che questi omicidi, questi brutali assassinii vengano condotti perché Obama continua nella sua politica di raid, in realtà ciò che l’Is vuole è che ci sia un attacco occidentale …

R. – Assolutamente sì! Questi video vogliono precisamente indurre gli occidentali a condurre degli attacchi contro l’Is. Uno potrebbe dire: ma l’Is è dissennato! Nessuno vuole essere attaccato dagli Stati Uniti o dall’Europa! Ma l’Is ha una sua narrativa. Il califfo Ibrahim si presenta come il primo califfo legittimo dell’islam sunnita dopo l’abolizione del califfato nel 1924; anche il titolo della sua rivista – “Dabiq” – fa riferimento a un detto del Profeta, secondo cui a Dabiq, che è una piccola città della Siria, ci sarà uno scontro finale, apocalittico tra i musulmani e i cristiani, gli occidentali. Tutta la retorica apocalittica del califfo suona più o meno così: “Musulmani, dovete essere uniti” – sunniti, intende sempre, lui – “intorno a me che sono il califfo, perché io vi guiderò nello scontro finale previsto dalla nostra religione” –  che ha previsto anche la vittoria – “contro gli occidentali crociati, i cristiani”.

D. – Ma a questo punto, quindi, se si dovessero coinvolgere i Paesi dell’area, quindi altri Paesi musulmani, in un possibile attacco, cambierebbe qualcosa?

R. – Io penso che cambierebbe tutto e che in questo senso siano molto sagge le parole del Santo Padre e della Segreteria di Stato, a proposito del carattere necessariamente multilaterale di un’iniziativa contro l’Is. Io leggo multilaterale nel senso che siano coinvolte le istituzioni internazionali e soprattutto che se saranno inviate truppe sotto l’egida dell’Onu o di una qualche coalizione di volenterosi, queste truppe non siano composte esclusivamente da Paesi di tradizione e di maggioranza cristiana, ma ci siano anche dei non cristiani, degli asiatici; ma l’ideale sarebbe che ci fossero anche dei musulmani. Perché se l’attacco militare è condotto all’insegna di una multilateralità che vede impegnate contro il califfato anche truppe di Paesi di tradizione non cristiana e preferibilmente di Paesi musulmani, ecco che si toglie un’arma forse decisiva, certamente molto importante, alla retorica e alla propaganda del califfato. E per il califfato, la retorica e la propaganda sono la ragion d’essere: infatti, quali sono le truppe del califfato? In massima parte sono musulmani raccolti un po’ in tutto il mondo, Occidente compreso, tramite la propaganda.

 

Dell’avanzata dell’Is nelle regioni settentrionali dell'Iraq e in quelle orientali della Siria si parla oggi al vertice Nato in Galles, alla presenza dello stesso capo della Casa Bianca Obama. Negli Stati Uniti, scioccati dall'uccisione dei due ostaggi americani, si susseguono intanto le reazioni. Da Washington, Francesca Baronio:

Nonostante le promesse di “annientamento dello Stato Islamico” e la successiva, dura presa di posizione del vice presidente Biden - "li seguiremo sino alle porte dell'Inferno" - le polemiche per come la Casa Bianca affronta la crisi irachena e quella siriana non si calmano. Le critiche bipartisan arrivano dall’intero Congresso, l’accusa a Obama è “di essere troppo cauto”. Il senatore democratico Nelson chiede che gli Stati Uniti diano vita ad una coalizione per fermare l’Is, Ed Royce e Eliot Engel, presidente repubblicano e leader democratico della Commissione Esteri della Camera, parlano di legittima campagna aerea in Siria.

 

 

 








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