La responsabilità delle religioni a costruire la pace condannando i crimini: è quanto sottolinea Driss Ayachour, vicepresidente del Consiglio regionale della Fede musulmana dell'Alsazia, a conclusione dell’incontro promosso dal Consiglio d’Europa l’1 e il 2 settembre scorsi a Baku, in Azerbaijan, sul tema “Il dialogo interculturale: interazione tra cultura e religione”. Fausta Speranza lo ha intervistato:
R. – La rencontre a été utile. Une rencontre très,
très importante…
L’incontro è stato molto utile, molto
importante perché ha operato nel dialogo, nell’ambito del quale gli esponenti religiosi
hanno confermato come sia loro dovere intervenire in questa crisi, in quello che sta
succedendo nel mondo, davanti ai cambiamenti in atto nel mondo. Tutto questo obbliga
le religioni ad assumersi la responsabilità del loro ruolo per costruire l’amore,
la pace e il rispetto del prossimo.
D. – Al momento, nel mondo, ci sono molti conflitti, situazioni molto gravi… Cosa possono fare le religioni contro gli estremisti?
R. – La première des choses, c'est de condamner
les actes…
La prima cosa da fare è condannare
le azioni criminali, i crimini. E, seconda cosa, riflettere insieme sul significato
della parola “religione”: nell’etimologia greca, il termine lega gli uomini nella
fraternità. E su questo bisogna lavorare. Al tempo stesso, è necessario anche riflettere
insieme per mettere in campo delle azioni concrete sul terreno, che siano vicine ai
fedeli, ai cittadini, che permettano di evitare di partecipare a conflitti sul terreno.
Non c’è nessuna religione che sia contro la pace! Tutte le religioni e tutte le confessioni
operano per la pace. E’ solo l’ignoranza che spinge l’uomo all’estremo. Dunque, bisogna
combattere l’ignoranza, lavorando di più a progetti mirati all’educazione e preparare
i giovani a vivere nel mondo di domani.
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