La salute dei nostri Paesi e delle nostre città è al centro dell’odierna Giornata nazionale per la custodia del Creato, giunta alla nona edizione, promossa dalla Conferenza episcopale italiana (Cei), che in questa occasione rivolge un messaggio di denuncia forte su violenze e sfregi al nostro ambiente, ai nostri territori, causate da attività umane, sovente illecite e criminali, spesso ignorate e talvolta perfino giustificate. Al microfono di Roberta Gisotti, il direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e del lavoro della Cei, mons. Fabiano Longoni:
D. – Mons. Longoni, come si spiega il perdurare di tanto degrado ambientale quando, scrivono i vescovi, “la coscienza ecologica è in consolante crescita”?
R. – Fondamentalmente, con il fatto che in tantissimi casi registrati in Italia – di recente penso a Taranto, a tutti gli aspetti dei rifiuti tossici in Campania, all’impianto chimico di Bussi sul Tirino, in Abruzzo, alla centrale di carbone di Vado Ligure, quindi faccio dei nomi molto precisi – le responsabilità che sono diffuse a livello di coscienza nella popolazione non sono poi state corrisposte da chi deve prendere le decisioni, cioè da coloro che dovevano in qualche modo responsabilizzarsi ad essere imprenditori, politici, amministratori pubblici che rispettassero veramente l’ambiente. Quindi, a una legalità formale non è corrisposta una coscienza etica. O meglio, la coscienza etica sembra essere stata offuscata da interessi più immediati, legati a quelle che poi vengono contrabbandate come necessità assolute, per cui la crescita economica fa sì che l’inquinamento sia un male assolutamente sopportabile.
D. – I vescovi parlano di “dolorose contrapposizioni tra ambiente e lavoro”...
R. – In realtà, io credo profondamente allo sviluppo sostenibile, credo alla convergenza del diritto a un ambiente sano con quella del lavoro, delle persone: ambiente e lavoro non sono due diritti contrapposti. Basta esercitare quell’immaginazione sociale che non è ancora presente nelle scelte quotidiane di coloro che hanno in mano sia la parte economica, sia quella politica dei nostri territori.
D. – Non resta dunque che promuovere maggiore sensibilità tra i cittadini perché possano poi affermare i loro diritti presso la classe politica...
R. – Certo. Ma non solo, perché evidentemente molte volte la classe politica può diventare uno specchio di un malcostume, di una moralità anche diffusa. Quindi, diciamo che la coscienza c’è, ma non è così largamente diffusa da diventare maggioranza. Significa essenzialmente che gli stili di vita, che la lotta allo spreco a cui tante volte Papa Francesco ci ha richiamato – ovvero questa capacità di ognuno di noi di essere una persona responsabile del territorio dell’ambiente in cui vive – è fondamentale soprattutto rispetto ai grandi temi che avremo con l’Expo a maggio prossimo. Il titolo “Nutrire il pianeta, energia per la vita” ci fa riflettere su cosa significhi non sprecare nelle scelte quotidiane. I dati di molte ricerche ci dicono che in Italia, ad esempio, lo spreco alimentare è terribile. E spreco alimentare significa spreco ambientale! Il messaggio della Cei per la Giornata si indirizza proprio su questo: una coscienza diffusa dipende da stili di vita che ognuno di noi adotta, diventa capacità di lottare contro ogni forma esagerata di spreco alimentare, e ambientale in generale, non scaricando le responsabilità l’un l’altro, dicendo: “I politici, gli attori economici sono i responsabili del degrado, noi lo subiamo soltanto”. Qualche volta siamo anche noi, purtroppo, i protagonisti di questa situazione.
D. – Quale iniziative mette in campo la Chiesa italiana a supporto di questa Giornata?
R. – Le iniziative sono fondamentalmente due: una di tipo più culturale, ed è quella che faremo a Torino il 12 e il 13 settembre con un Convegno dal tema “Il futuro della nostra Terra. Un’umanità nuova per una custodia responsabile”, che vede all’orizzonte anche il Convegno ecclesiale di Firenze nel 2015 come una tappa alla quale arrivare attraverso questa consapevolezza. La seconda iniziativa, anche questa importante, è quella promossa dalla diocesi di Aversa in collaborazione con l’ufficio che io dirigo. Si tratta di una celebrazione alla quale tutta la Campania, parteciperà attraverso diverse giornate dove la tutela della salute, la dinamica di superamento della contaminazione delle matrici ambientali – cioè quelle che sono appunto la "Terra dei fuochi" con tutto quello che questo comporta – va verso una capacità di ricostruire in tessuto sociale di paesi e di città come dice appunto il titolo del messaggio. Anche lì, avremo delle belle occasioni di incontro con le persone, momenti di preghiera, di sensibilizzazione continua rispetto a questo tema diventato centrale in quei luoghi, ma che, ripeto, è molto diffuso in tutta Italia.
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