2014-08-30 13:55:00

Ucraina: Ue, allo studio nuove sanzioni contro la Russia


In occasione del Consiglio straordinario per la nomina dei vertici delle istituzioni comunitarie, l’Unione Europea si riunisce oggi a Bruxelles per decidere una nuova linea sulla crisi ucraina. Allo studio, l’ipotesi di sanzioni supplementari alla Russia, così come invocato da Kiev e discusso stamani a Parigi in un summit dei leader socialisti e democratici europei voluto dal presidente francese, Francois Hollande. Il servizio di Giada Aquilino:

I leader europei arrivano a Bruxelles con l’obiettivo di definire una linea comune sull’escalation di violenza nell’est dell’Ucraina. Secondo il francese Francois Hollande, le sanzioni contro la Russia saranno “indubbiamente aumentate”. Per il vicecancelliere tedesco, Sigmar Gabriel, sarebbe pronto un accordo per preparare un “prossimo livello di sanzioni” contro Mosca. In Ucraina, si rischia di raggiungere un “punto di non ritorno”, ma non è troppo tardi per arrivare a una soluzione politica della crisi nell'est del Paese, ha detto il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, dopo l'incontro a Bruxelles con il presidente ucraino, Petro Poroshenko. L’Alto rappresentante uscente per la politica estera Ue, Catherine Ashton, al termine di un vertice informale dei capi delle diplomazie europee a Milano, ha rinnovato l’appello alla Russia a fermare la “recente aggressione” contro l’Ucraina e assicurato che i 28 decideranno stasera come reagire “agli ultimi sviluppi” della crisi. Ci vorranno tempi più lunghi invece, secondo il primo ministro finlandese, Alexander Stubb. Le incursioni di Mosca in territorio ucraino sono state comunque già condannate dalla Nato, che ha parlato di “azioni militari illegali”. Nell’est del Paese, secondo fonti britanniche, sarebbero presenti 4-5 mila soldati russi. I separatisti hanno intanto annunciato di controllare oltre il 50% delle regioni di Donetsk et Luhansk, puntando al porto di Mariupol. Per un’analisi della situazione, ascoltiamo Arduino Paniccia, direttore della Scuola di competizione economica e internazionale di Venezia:

R. – Ci troviamo in una situazione nella quale appare ormai chiaro il fiancheggiamento se non l’intervento della Russia, che quindi non ha abbandonato i separatisti al loro destino. Mi sembra che comunque non li abbandonerà fino a quando non raggiungerà un risultato politico. Credo che potrebbe essere occupata Mariupol e che quindi sostanzialmente venga "chiuso" il Mare di Azov, dopo la Crimea. Si tratterebbe di un’altra occupazione territoriale tesa poi a essere messa su un eventuale tavolo delle trattative e comunque, diciamo, militarmente ancora a supporto dei separatisti. L’inasprimento delle sanzioni è una mossa che – come si è già dimostrato negli ultimi mesi e in tanti altri casi nel passato – a mio parere potrebbe portare a un peggioramento della situazione e a un ulteriore scontro militare sul campo.

D. – Dopo le condanne dell’operato russo in Ucraina da parte della Nato, dell’Onu, dell’Unione Europea, Putin ha annunciato che Mosca sta rafforzando le forze di deterrenza nucleare: “non per minacciare qualcuno”, ha detto, ma per “sentirci sicuri”…

R. – È una minaccia. Significa appunto che la Federazione russa non ha nessuna intenzione di abbandonare i separatisti e punta, forse, anche a un'escalation militare, se ci sarà un’escalation delle sanzioni e del tentativo di isolamento.

D. – Di fronte alle sanzioni da una parte e all’escalation militare dall’altra, quale linea andrebbe seguita a questo punto?

R. – La linea è sicuramente l’alternativa al conflitto, che è sempre disastroso e pessimo. La trattativa, che naturalmente è una cosa molto difficile. D’altra parte, deve prevalere una linea di mediazione che cerchi di portare al tavolo negoziale i diretti interessati. L’obiettivo è difficile, ma raggiungibile: sicuramente uno Stato più federale.








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