2014-08-30 11:24:00

Caritas Giordania in aiuto dei profughi, 400 mila sono siriani


Situazione difficile in Giordania dovuta all’imponente il flusso di migranti che vi arrivano da Siria ed Iraq. Circa il 40% del totale della popolazione è rappresentato da profughi. A questo complesso quadro, si aggiungono le preoccupazioni per gli scontri tra le forze giordane e milizie armate nel nord del Paese. La Giordania, nel complesso scacchiere mediorientale, è l'unico Stato al momento non interessato da conflitti. Antonio Elia Migliozzi ne ha parlato con Wael Suleiman, direttore di Caritas Giordania.

R. - Dall’Iraq stanno arrivando i nostri cristiani che qui, in Giordania, non sono ancora registrati come profughi. Forse, la settimana prossima l’Onu comincerà a registrarli come profughi. Caritas Giordania e la Chiesa cattolica in Giordania stanno lavorando insieme per trovare loro posti per dormire, dar loro da mangiare e cercare di esser loro d’aiuto il più possibile. Certo, molti di loro hanno tanti problemi: alcuni hanno problemi fisici, perché hanno vissuto momenti molto difficili, hanno vissuto una tragedia, adesso stanno un po' meglio... In Giordania, il 40% della popolazione totale è compsta di profughi: ci sono un milione 400 mila siriani, oltre due milioni di palestinesi e circa 500 mila iracheni, arrivati in Giordania negli ultimi 20 anni.

D. - Sentite vicino l’impegno del Santo Padre e della comunità internazionale a sostegno dei profughi siriani e iracheni in fuga dalle zone di guerra?

R. - Noi sentiamo molto che il Santo Padre è vicino, perché per noi è l’unica voce che sta parlando al mondo di tutti i profughi del Medio Oriente. C’è solo questa voce: la voce del Santo Padre. E per i siriani, certo, c’è anche la comunità internazionale: sono vicini, stanno cercando di aiutarci per quanto sia possibile e di darci una mano. Io dico che la comunità cristiana nel mondo deve fare un po’ di più per i cristiani dell’Iraq e soprattutto per quelli che sono a Erbil, che hanno lasciato le loro case e tutto quello che avevano l’hanno perso per la loro fede. Per noi tutti, è molto importante che ci sia ancora gente pronta a perdere tutto ma non la fede, perché la fede è una cosa essenziale. Ci sono oltre 150 mila persone che hanno dovuto abbandonare tutto per salvare la fede. Noi ci sentiamo un po’ abbandonati e io posso parlare anche a nome loro, perché loro lo dicono ogni giorno: abbandonati dalla comunità cristiana nel mondo perché non c’è alcuna reazione. C’è solo la voce del Santo Padre che continua a chiedere, ogni giorno, di aiutarci, di sostenerci, di incoraggiarci.

D. - Destano preoccupazione le infiltrazioni di bande armate nel nord della Giordania?

R. - Non c’è preoccupazione, è normale: siamo in mezzo al “fuoco”. Penso anche che la Giordania sappia come trattare con questi gruppi e questa volta ci sentiamo tranquilli: non c’è pericolo. L’esercito giordano è forte e controlla bene i confini: per questo non c’è preoccupazione. Neanche il popolo giordano è preoccupato, noi in Giordania siamo tranquilli.








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