2014-08-30 08:01:00

Adozione per coppia gay. Giuristi cattolici: sentenza ideologica


Una "sentenza di tipo ideologico”. Così il prof. Francesco D'Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, ha commentato, al Sir, la decisione del Tribunale per i minorenni di Roma, che ha permesso l'adozione di una bambina di cinque anni da parte della compagna della madre biologica. E mentre la politica italiana su divide, mons. Sigalini “parla di precedente pericoloso”. Massimiliano Menichetti:

"Si sta confermando con evidenza che le più grandi decisioni di carattere etico e bioetico in Italia le prendono i giudici anziché il legislatore". Non usa mezzi termini il presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, Francesco D'Agostino, che parla di violazione del diritto. Il caso che scuote le coscienze è quello di una coppia di lesbiche, una delle quali è ricorsa alla fecondazione eterologa all’estero e quindi madre naturale: alla compagna i giudici del tribunale dei minori di Roma, ieri, hanno riconosciuto la potestà sulla piccola. I magistrati hanno stabilito che l’adozione rientra ''nel superiore e preminente interesse della bambina”, ma secondo D’Agostino siamo davanti a una palese violazione del diritto e ad un “meccanismo che tende a creare di fatto vincoli familiari in contesti ignorati dalla legge”. Un fatto grave in punto di etica e diritto che si scontra anche con la legge italiana sulla fecondazione artificiale, la quale prevede “il ricorso a tali tecniche solo a coppie eterosessuali e solo a seguito di sterilità”. E mentre la politica si divide, mons. Domenico Sigalini,  vescovo di Palestrina, definisce tale decisione “un precedente pericoloso”. “Snaturiamo il corso della vita", ribadisce. "Occorre mettere in chiaro che affidare un figlio ad una coppia omosessuale non è corretto nemmeno da un punto di vista pedagogico”.

Per un commento alla sentenza abbiamo sentito il prof. Alberto Gambino, direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università Europea di Roma:

R. - Il mio parere è che sia una forzatura. Si basa su un certo articolo della legge sull’adozione – l’articolo 44 - dove si dice che in caso di impossibilità di affidamento pre-adottivo, si può ricorrere a forme di adozione speciale. Ovviamente, questa norma si applica soltanto nel caso di assenza dei genitori, mentre in questo caso c’è una madre quindi non si sarebbe dovuta applicare la norma. Qui credo che qualsiasi professore di diritto civile insegnerebbe ai propri studenti che è un errore macroscopico.

D. - Molti parlano, comunque, di sentenza ideologica…

R. - E’ una sentenza che mira a suscitare un dibattito, e probabilmente anche un dibattito in sede parlamentare perché si arrivi a una legge che apra anche ai matrimoni tra omosessuali, ed eventualmente alle adozioni. Certamente, ci può essere questo intento in una sentenza di tal fatta. E’ una sentenza ideologica e, comunque, creativa. Adesso io non mi metto a giudicare l’intento del giudice. Certamente è una sentenza che squarcia una normativa - quella sull’adozione - che invece si basa sul fatto che i genitori siano sposati e, solo in questo caso, possano adottare dei figli; e essere sposati in Italia significa essere di sesso diverso.

D. - In questo caso viene mossa spesso l’opposizione che, all’interno della Costituzione, non è prevista la dicitura “uomo-donna” in riferimento al matrimonio…

R. - L’articolo 29 nasce dopo il Codice Civile: il Codice Civile è del 1942, la Carta Costituzionale è del 1948 e la Carta Costituzionale fa riferimento al Codice Civile dove, invece, è espressamente previsto che per contrarre matrimonio bisogna essere maschio e femmina.

D. - Da più parti si sottolinea anche un altro aspetto: cioè, che i giudici si stanno sostituendo al legislatore…

R. - I giudici si sostituiscono al legislatore quando intravedono buchi normativi. Qui, in realtà, il buco normativo non c’è per niente, perché la legge sull’adozione è chiarissima: parla di coppie coniugate uomo-donna. Quindi, da questo punto di vista, quando decidono in modo totalmente distante dalla legge creano una forzatura, in qualche modo si sostituiscono al Parlamento, anche se dobbiamo ricordare che sono sentenze su casi singoli e che poi saranno altri giudici a dover vagliare ed eventualmente ribaltare, come credo sia abbastanza pacifico in questo caso.

D. - Quindi, presumibilmente, ci sarà un ricorso a questa sentenza?

R. - Direi senz’altro di sì. Qui ci sono altri gradi di giudizio. Consideri che il pubblico ministero era contrario a questa decisione del giudice, e quindi probabilmente sarà lo stesso pubblico ministero che impugnerà davanti alla Corte d’Appello.

D. - I magistrati italiani e la giurisprudenza italiana dove stanno andando?

R. - Alcuni giudici, non la giurisprudenza in quanto tale - che è ancora abbastanza stabile e fedele alla legge - stanno intravedendo nei diritti individuali un grimaldello per superare alcune forme comunitarie di diritto: come la famiglia, o come il caso della nascita dei figli. Diritti individuali portati, talvolta, all’esasperazione tant’è che alcuni bisogni e interessi - per primo l’interesse ad avere un figlio - diventa, appunto, un diritto quando non c’è scritto in alcuna legge e in alcuna parte della nostra Carta Costituzionale. È qualcosa di molto simile a ciò che succede nei Paesi di stampo anglosassone dove desideri e bisogni si tramutano, talvolta, in pretese giuridiche, cioè in diritti.








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