2014-08-28 12:40:00

Simposi rosminiani: "Uomini, animali o macchine?"


Quest’anno i Simposi rosminiani, giunti alla 15.ma edizione, iniziano una nuova fase di dialogo con il mondo della scienza, come già si intuisce dal titolo «Uomini, animali o macchine? Scienze, filosofia e teologia per un “nuovo umanesimo”». Circa 200 tra scienziati, filosofi e teologi sono presenti a Stresa per affrontare un tema di grande attualità, facendo anche tesoro degli insegnamenti del Beato Rosmini. Paolo Giacosa ha parlato delle novità di quest’anno con padre Umberto Muratore, direttore del Centro Internazionale di Studi rosminiani di Stresa:

R. – Dalla fine degli anni Sessanta del secolo scorso e fino adesso, ininterrottamente, con questi convegni ci siamo sempre un po’ tenuti sul campo delle cosiddette scienze umane. Con quest’anno vogliamo dare una svolta e cercare di aprirci un po’ più al mondo delle scienze odierne, tipo la biologia, le neuroscienze … Ci sembrava opportuno cercare di creare un dialogo fecondo tra queste scienze, la filosofia e la teologia.

D. – Il rapporto tra uomo e macchine richiede riflessioni profonde. Si può correre, infatti, il rischio della disumanizzazione?

R. – Io direi di sì. Ci sono ovviamente dei neuroscienziati, dei genetisti, così pure dei cosmologi che si sanno aprire anche ad altri valori, ma alcuni potrebbero rischiare di rimanere solo sul loro dato scientifico. Ora, siccome la ricchezza dell’essere è una ricchezza tanto grande per il filosofo - perché comprende sia la realtà materiale sia l’intellettualità, sia la spiritualità, sia l’etica -, se si realizza una concezione solo materialistica di queste scienze, il rischio è che tra l’uomo, l’animale e il robot non ci sia nessuna differenza. E questo costituirebbe un impoverimento grandissimo!

D. – Discipline come la biologia e la neuroscienza portano ad interrogarci sui confini etici. Quale apporto si può fornire al dibattito?

R. – Questa eticità della biologia e delle neuroscienze conosce due campi: uno è quello in cui devono fissarsi delle etiche all’interno della loro scienza, del tipo quando una scoperta può essere considerata ragionevole e valida … C’è poi un’altra etica, cioè sull’applicazione di queste scoperte che si fanno. Infatti, quando si parla di applicazione all’individuo e alla società, allora si tocca un campo che è oltre i confini della scienza. E allora qui bisogna anche chiedersi, con responsabilità, quali effetti benefici o deleteri queste applicazioni avranno. E allora, qui entrano anche l’etica, il diritto, la religione.

D. – Conosciamo sempre più a fondo il funzionamento del nostro organismo ma il rischio sembra quello di perdere la complessità dell’identità umana. Può essere questa la sfida della filosofia e della teologia nei prossimi anni?

R. – Direi di sì. Cioè, si rischia di perdere valori che la scienza non può catturare con i suoi strumenti. C’è una ricchezza dell’essere che è una ricchezza di intelligenza, una ricchezza morale, una ricchezza di affetti, di sentimenti … Questi sono valori che gli strumenti scientifici non riescono a catturare. Non parliamo poi di altri campi come il campo del “bello”, quindi l’estetica, il campo della poesia, della letteratura: tutti valori che devono essere messi in connessione con queste scienze che costituiscono un po’ la base di tutto il sapere, però non possono essere ridotti a questo perché la causa non è nella materia ma sono ricchezze compresenti nel mondo e nell’uomo, ma non l’una che nasca dall’altra.

D. – Il pensiero di Rosmini può essere chiave di lettura per le sfide del post-umano?

R. – Il pensiero di Rosmini, soprattutto nel suo grossissimo libro “La teosofia”, può servire per una lettura dell’Essere, quindi per una ontologia che tenga compresenti quelle che lui chiamava “le forme dell’essere”, che sono poi la forma reale, la forma intellettuale e la forma morale. E allora, una lezione rosminiana può servire non tanto per dare dati nuovi sulle scoperte, ma per sapere che direzione e che senso dare ai singoli dati scientifici. Quindi, per una visione globale, poi, della vita e dell’esistenza.








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